SANREMO (IMPERIA). – Il lungomare Italo Calvino è il talismano di Simon Gerrans: l’australiano vi trionfò nel 2012, aggiudicandosi la Milano-Sanremo, oggi si è preso un’altra enorme soddisfazione, comparabile per sostanza, tradizione e prestigio alla classicissima di primavera. Gerrans a Sanremo ha indossato la prima maglia rosa di una carriera strepitosa e lo ha fatto a coronamento di una vittoria annunciata.
La ‘sua’ Orica greenedge, strafavorita alla vigilia, ha infatti intascato con nonchalance la cronosquadre d’apertura del 98/o Giro d’Italia di ciclismo. Una prova impeccabile, quella del team australiano, che ha spezzato sogni e illusioni di altri big in lizza per la vittoria a Milano, primi fra tutti Aru e Contador, che pure hanno ottenuto ottimi tempi. In particolare il sardo ha beneficiato dell’alto rendimento dell’Astana, che ha chiuso al terzo posto, preceduta solo dai ‘canguri’ e della Tinkoff-Saxo di Alberto Contador, apparso in forma smagliante. Male, invece, il Team Sky, che ha chiuso al 9/o posto, staccato di 27″; malissimo la Lampre-Merida, penultima e con alle spalle solo la Androni di Gianni Savio.
Il bottino dell’Australia è stato reso ancor più apprezzabile dalla maglia bianca di miglior giovane assegnata a Michael Matthews, compagno di squadra di Gerrans, che l’anno scorso ha indossato per sei giorni di seguito la rosa e che domani, al termine della prima tappa in linea, potrebbe addirittura tornare leader a distanza di un anno. Matthews, infatti, è uno degli uomini più veloci del plotone di questo Giro e dunque ha la possibilità di elevarsi al di sopra del resto della comitiva, in un probabile arrivo allo sprint.
Va detto che in questa prima fatica rosa, Aru ha a lungo accarezzato il sogno di indossare la casacca più pregiata, grazie a una prestazione di altissimo profilo da parte dell’Astana, protagonista di una condotta di gara formidabile, sulla pista che collega San Lorenzo al mare con la capitale della canzone italiana. I ‘tenori’ del team kazaco hanno spinto a tutta sui pedali, macinando chilometri ad altissima velocità. Di 10’55” l’intertempo fatto registrare ad Arma di Taggia, dopo 9,9 km, e di 19’39” (53,740 km/h la media), il rilevamento finale, che fornisce l’esatta dimensione della potenza dinamica dei corridori in maglia giallo-turchese.
Dopo di loro, l’Orica ha fatto subito capire che avrebbe messo le mani sul primato, fermando il cronometro sui 10’45” all’intertempo e chiudendo in 19’26”, alla media-monstre di 54,339, dunque ampiamente al di sotto del muro dei 20′. Nemmeno il treno rapido che collegava i due centri della Riviera di Ponente riusciva a far meglio. I convogli che scivolavano sulla ferrovia dove oggi sorge la pista ciclabile, teatro della cronosquadre, percorrevano la distanza in circa 23′. Dunque, a una velocità inferiore rispetto al ‘treno’ della Orica.
Sotto i 20′ anche la Tinkoff-Saxo, che forse si è giocata la vittoria quando la squadra ha sbandato all’uscita di una curva, perdendo secondi preziosi e costringendo due uomini esperti come lo stesso Contador e Ivan Basso a ricompattare lo schieramento. Un errore fatale, che verosimilmente è costata la maglia rosa. Resta il fatto che lo spagnolo ha inflitto un distacco di 6″ ad Aru, mentre gli atri big si ritrovano già a inseguire: a cominciare da Uran Uran, a -12″, mentre Richie Porte sprofonda addirittura a -20″. E il Giro non è ancora cominciato. Sono bastati poco meno di 18 km a Contador per dimostrare che l’uomo da battere sarà lui.
(dell’inviato Adolfo Fantaccini/ANSA)