Mancanza di una strategia per la promozione della lingua e cultura italiana

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ROMA – Nell’ambito dell’indagine conoscitiva sullo stato di diffusione della lingua e della cultura italiana nel mondo, si è svolta al Senato , davanti alla Commissione Istruzione pubblica, beni culturali e al Comitato per le questioni degli italiani all’estero, l’audizione dei rappresentanti degli enti certificatori dell’italiano come lingua seconda (CLIQ – Certificazione Lingua Italiana di Qualità).

L’audizione è entrata subito nel vivo con l’intervento della professoressa Monica Barni rettore dell’Università per stranieri di Siena e presidente del CLIQ, che ha illustrato la funzione istituzionale svolta degli enti certificatori dell’italiano come lingua seconda, precisando come a tale attività siano oggi preposti l’Università per stranieri di Siena, quella di Perugia, nonché la Società Dante Alighieri, oltre all’Università di Roma Tre. Dalla Barni è stata poi evidenziata sia la mancanza, negli anni, di una strategia politica imperniata su precise linee guida per la promozione della lingua e della cultura italiana, sia l’assenza di una adeguata formazione del corpo docenti, nata dalla sottovalutazione del fatto che l’insegnamento dell’italiano come seconda lingua implica capacità didattiche diverse da quelle connesse all’insegnamento dell’italiano come lingua madre.

La docente, dopo aver ricordato che la lingua italiana gode di grande considerazione al di fuori del nostro Paese, ha sottolineato la necessità di comprendere fino in fondo le motivazioni che spingono allo studio dell’italiano. Alla luce dell’importante ruolo di apripista economico svolto dalla nostra lingua, la Barni ha poi auspicato un’azione sinergica, da parte del ministero degli Affari Esteri, del ministero dell’Istruzione e del ministero dello Sviluppo Economico, per la diffusione della lingua e della cultura italiana all’estero.

“La comprensione delle motivazioni che spingono gli stranieri a studiare l’italiano – ha poi aggiunto la docente – va accompagnata alla promozione dello studio della lingua e al mantenimento degli studenti per tutti i livelli di apprendimento”. Una necessità, quest’ultima, confermata dal forte tasso di abbandono degli studenti dopo i primi livelli di studio dell’italiano. Una dispersione che , per Monica Barni, si può spiegare esclusivamente con una offerta formativa non efficiente.
La docente, dopo aver evidenziando la differenza tra la conoscenza della lingua e il suo insegnamento – in molte occasioni si ricorre a insegnanti madrelingua che non hanno una specifica formazione per la lingua seconda, – ha rilevato come numerosi corsi di formazione per l’insegnamento dell’italiano come seconda lingua non prevedano il riconoscimento ufficiale della figura professionale. La Barni ha infine illustrato il progetto pilota partito lo scorso anno, grazie ai finanziamenti del Maeci, volto all’invio di neo laureati all’estero presso gli enti gestori.

Ha poi preso la parola Alessandro Masi, segretario generale della Società Dante Alighieri e vice presidente del CLIQ, che nell’associarsi alle considerazioni della professoressa Barni, ha rilevato l’importanza della certificazione delle competenze dell’italiano come lingua seconda. Masi ha inoltre rimarcato il ruolo di istituzioni come le Università per stranieri di Siena e di Perugia oltre alla Dante Alighieri e a Roma Tre, preposte a garantire il livello qualitativo dell’insegnamento della nostra lingua. Dopo aver fornito alcuni dati sull’attività di certificazione, Masi ha evidenziato come la principale problematica sia rappresentata dalla carenza nell’offerta, ossia il grado di spendibilità dei titoli acquisiti.

Secondo Masi sarebbe quindi necessario rendere questi titoli più appetibili, tenendo conto del fatto che italiano è la lingua per eccellenza dell’arte e della cultura. A seguire è intervenuta Elisabetta Bonvino, dell’Università degli studi Roma Tre, che ha ricordato il gruppo di lavoro, insediato presso il ministero degli Esteri, che ha concluso la sua attività con gli Stati generali sulla lingua italiana. Al riguardo la Bonvino ha rilanciato la necessità di porre in essere una rete degli operatori coinvolti nella promozione della lingua italiana, creando anche sinergie con gli enti coinvolti nell’insegnamento di altre lingue.

La docente, dopo aver segnalato alcuni progetti che hanno riscosso un buon successo negli Stati Uniti per l’insegnamento della lingua italiana presso la popolazione di origine ispanica, ha ricordato come il Maeci si stia impegnando in tale direzione, ad esempio attraverso la costituzione di un apposito portale telematico. Dal canto suo Giuliana Grego Bolli, direttore del Centro per la valutazione e la certificazione linguistica di ateneo dell’Università per stranieri di Perugia, ha ribadito sia le critiche per la mancanza di una strategia politica per la diffusione della lingua italiana nel mondo, sia l’esigenza di disporre di un corpo docenti adeguatamente attrezzato che sappia incentivare gli studenti ad apprendere la lingua italiana anche oltre il livello di base. La docente ha inoltre rimarcato la necessità di attivare una vera sinergia tra le diverse competenze del settore.
La differenza fra conoscenza di una disciplina e insegnamento della stessa è stata sottolineata anche da Mario Panizza, rettore dell’Università degli studi Roma Tre, che ha evidenziato come per l’insegnamento di una lingua, sia necessario puntare sulla professionalità dell’insegnante e sui contenuti dell’insegnamento, nella consapevolezza anche delle diverse motivazioni che spingono gli studenti ad avvicinarsi ad una determinata disciplina. Panizza ha poi segnalato il successo, dal punto di vista professionale e dei contenuti didattici, di un esperimento che prevedeva l’attivazione, presso l’Università di Roma Tre, di un corso di laurea triennale in scienze e culture enogastronomiche, in collegamento con La Sorbona di Parigi. Sottolineata infine da Panizza l’importanza dell’insegnamento on line, nel caso delle cattedre telematiche.

Il presidente del Comitato per le questioni degli italiani all’estero Claudio Micheloni, che dopo aver svolto una riflessione sulle quote destinate alle spese di promozione linguistica e culturale degli istituti italiani di cultura, ha chiesto agli auditi se, nell’ambito della riforma della legge sulla cittadinanza, gli enti certificatori possano essere coinvolti nella predisposizione di test linguistici propedeutici all’acquisizione della cittadinanza italiana. Dal canto suo la senatrice Maria Mussini (Misto – movimento X) ha chiesto chiarimenti sull’insegnamento telematico e, stante la presenza di diversi enti certificatori della lingua italiana, sulla possibile elaborazione di prove comuni.

Dopo aver sollevato un quesito sull’opportunità di unificare i diversi enti di certificazione, la senatrice, per quanto riguarda la mancanza di una chiara linea politica, ha sottolineato la necessità sia di individuare i possibili elementi di congiunzione tra le esigenze del mercato e quelle di erogazione dei servizi, sia di precisare l’eventuale ruolo di programmazione dei soggetti pubblici. La Mussini ha auspicato la creazione di una sinergia tra scuole e università da un lato e i corsi di insegnamento della lingua italiana forniti ai vari livelli. Chiesti dalla senatrice anche lumi sulle motivazioni che ostacolano il reclutamento di docenti specializzati e sui dati numerici relativi alle certificazioni della lingua italiana fornite in vari paesi.
E’ poi intervenuta Rosa Maria Di Giorgio (Pd) che, nel rilevare la mancanza di attenzione su questi temi da parte dei governi degli ultimi anni, ha evidenziato la necessità, imprescindibile per qualunque iniziativa di valorizzazione in questo settore, di adeguate risorse finanziarie. La senatrice si è poi soffermata sull’attuale disegno di legge di riforma del sistema di istruzione segnalando il criterio di delega riguardante la revisione, il riordino e l’adeguamento della normativa in materia di istituzioni e iniziative scolastiche italiane all’estero e prospettando la possibilità, in fase emendativa, di rendere più cogente il criterio di delega rafforzando il carattere strategico dell’intervento normativo. In proposito la senatrice ha anche evidenziato come la disposizione sull’alternanza tra scuola e lavoro preveda che questa possa svolgersi anche all’estero. Dei diversi livelli di conoscenza della lingua italiana nella composita realtà del Nord America ha invece parlato il senatore del Pd Renato Turano, eletto nella ripartizione America settentrionale e centrale, che ha inoltre sottolineato come in questo ambito la finalità principale debba consistere in un insegnamento di qualità e continuativo, calibrato sulle diverse esigenze di chi si avvicina all’apprendimento della lingua italiana.

In sede di replica la professoressa Barni ha rilevato come i corsi on line rispondano alle diverse motivazioni che spingono gli utenti ad avvicinarsi all’apprendimento della lingua italiana. La docente ha anche segnalato la necessità di diversificare l’offerta didattica a seconda della tipologia di discenti. Per quanto riguarda la pluralità degli enti di certificazione, la Barni ha sottolineato come questa rappresenti una ricchezza, visto che la certificazione è strettamente connessa all’attività di ricerca, che da sempre è plurale. “Ovviamente, – ha aggiunto la docente – saranno i meccanismi di mercato a selezionare gli enti più prestigiosi, come avviene per la lingua inglese e per quasi tutte le altre lingue”.
In merito all’assenza di una chiara linea politica per la promozione linguistica la Barni ha ipotizzato, al fine di iniziare a risolvere questa lacuna, la realizzazione di un monitoraggio sui soggetti operanti nel settore, considerando che, ad esempio, alcuni istituti italiani di cultura non organizzano corsi di lingua. Auspicata inoltre sia una nuova strategia nell’utilizzo delle risorse disponibili, attraverso il coinvolgimento dei diversi ministeri interessati, sia la creazione di un’accoglienza culturalmente adeguata per gli studenti stranieri che giungono nelle università italiane e che necessitano di conoscere la nostra lingua.

Sul fronte della formazione dei docenti la Barni ha evidenziato la necessità di risolvere i problemi dovuti alla scarsa informazione e alle forti resistenze nell’immissione di giovani insegnanti adeguatamente attrezzati. Infine, in merito al quesito formulato dal presidente Micheloni la docente ha espresso perplessità nell’utilizzo dei test di lingua per l’acquisizione della cittadinanza, in quanto la conoscenza di una lingua rappresenta il frutto di un lungo processo culturale. Dal canto suo la Grego Bolli ha precisato come un’eventuale unificazione degli enti di certificazione rappresenterebbe una battaglia di retroguardia, in quanto l’attività di certificazione è aperta alla competizione sul mercato, senza considerare che molte istituzioni estere si stanno attrezzando già oggi per certificare anche lingue diverse da quella madre. La docente ha poi osservato come gli Stati Uniti, uno dei tanti paesi caratterizzati negli anni da ingenti flussi di emigrazione italiana, sia andato perduto l’uso della nostra lingua proprio per l’assenza di una strategia unitaria di politica culturale.

In chiusura di seduta il presidente Micheloni ha rilevato come l’assenza di una strategia pubblica per la diffusione della lingua italiana abbia comportato nel corso dei decenni la proliferazione di tanti microcosmi culturali su cui sarà doloroso, ma anche necessario, intervenire. “Il problema comune a questo settore – ha concluso Micheloni – non è soltanto rappresentato dall’assenza di risorse, bensì soprattutto dal cattivo utilizzo degli stanziamenti finanziari presenti”.

(Inform)

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