Il Giappone risponde alla Cina, 110 miliardi per lo sviluppo in Asia

President Barack Obama and Japanese Prime Minister Shinzo Abe shake hands

TOKYO.- Il Giappone risponde alla Cina e al suo progetto di Asian Infrastructure Investment Bank (Aiib), mettendo sul piatto circa 110 miliardi di dollari al servizio dello sviluppo in Asia di “infrastrutture di qualità” nei prossimi cinque anni, in collaborazione con l’Asian Development Bank (Adb), l’istituto multilaterale a guida nippo-americana.

Il premier Shinzo Abe, cogliendo a Tokyo l’occasione della 21/ma Conferenza internazionale sul futuro dell’Asia, ha annunciato un impegno in aumento del 30% rispetto ai livelli attuali, ben oltre i 100 miliardi di dollari decisi da Pechino per lanciare la “sua Banca Mondiale”, secondo i critici. E l’ha fatto proprio quando a Singapore i “soci fondatori” della Aiib sono riuniti per discutere le linee operative dell’istituzione.

“L’Asia ha disperato bisogno di infrastrutture pari a oltre 100.000 miliardi di yen annui (830 miliardi di dollari, ndr)”, ha osservato Abe, secondo cui “dobbiamo cercare qualità e quantità. Perseguire entrambe è perfettamente adatto all’Asia”. Oltre ai 110 miliardi dollari in collaborazione con Adb, Tokyo fornirà 4.000 miliardi di yen (33 miliardi di dollari) a sostegno dei prestiti pubblico-privato nel prossimo quinquennio.

Il Giappone ha affiancato gli Usa nel respingere il progetto di Pechino, che ha segnato la disponibilità di 57 Paesi, tra cui Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia, India, Iran e Corea del Sud. I principali appunti hanno preso di mira la mancanza di trasparenza della governance e la sostenibilità del debito, lontane dagli schemi collaudati di Adb e Banca Mondiale.

“Il Giappone dovrebbe partecipare ai negoziati per seguire da vicino cosa accade”, ha detto all’Ansa Atsushi Takeuchi, capo economista dell’autorevole Japan Center for Economic Research. “E’ l’unico modo per poter evidenziare possibili punti oscuri”. L’iniziale chiusura, di fronte alle crescenti critiche sul fronte domestico, ha ceduto il posto a maggiore prudenza e ora Tokyo prenderà una decisione sull’adesione alla Aiib (ma non come socio fondatore) entro fine giugno.

La posta in palio è grande considerando che Giappone e Cina, terza e seconda economia del pianeta, stanno promuovendo una espansione rapida delle capacità di produzione e commercio nella regione asiatica, soprattutto nel sudest, al fine di trarre un diretto beneficio economico e di influenza politica. Pechino è alle prese con la “nuova normalità” del presidente Xi Jinping: le stime di crescita nel 2015 di Adb, Fmi e Banca Mondiale vedono l’India sopra il 7,5% contro il 6,8% della Cina.

Nel promuovere gli investimenti nelle infrastrutture in Asia, il governo giapponese si concentrerà sui progetti capaci di soddisfare le esigenze locali e attente ad ambiente e risparmio energetico. L’Adb spende circa 13 miliardi di dollari all’anno per finanziare le infrastrutture, contro stime di circa 8.000 miliardi di dollari necessari nella regione nel 2010-20.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)

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