Grecia, ore decisive. Merkel e Hollande, intesa possibile

TSIPRAS DA JUNKER. DRAGHI DURO, PIANO SIA SOSTENIBILE

BRUXELLES.- Il negoziato tra la Grecia e i suoi creditori entra nella fase finale che non si annuncia meno burrascosa delle precedenti ma lascia intravedere spiragli per un accordo. Il premier Alexis Tsipras vola a Bruxelles con la sua proposta, per incontrare a cena il presidente Juncker che ha sul tavolo una controproposta messa a punto con Merkel, Hollande, Draghi e Lagarde.

La pressione per raggiungere un’intesa – anche dalla Casa Bianca – è alta, visto che Atene minaccia di far scattare il default venerdì. I creditori sono disposti a negoziare ma “deve essere un accordo forte”, spiega il presidente della Bce, e quindi deve incontrare le esigenze dei greci che vogliono la crescita, dei creditori che vogliono far quadrare i conti e dei Governi dell’Eurozona che non vogliono ‘sconti’ speciali per Atene. Intanto le Borse europee vedono spiragli d’intesa e chiudono positive.

Nella cena di Bruxelles è coinvolto anche il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, non invitato ufficialmente per non urtare il premier ellenico con cui non corre buon sangue. Ma serve la voce di tutti i rappresentanti dei creditori per far avanzare il negoziato tecnico, e quindi Juncker si terrà in contatto anche con Bce ed Fmi.

Sul tavolo ci saranno due proposte: quella greca, che per Atene contiene il massimo delle concessioni possibili e che i creditori giudicano insufficiente, e quella dei creditori che invece si può limare ancora. “Chiedere troppo alla Grecia potrebbe rallentarne il ritorno alla crescita, ma non chiedere niente o non abbastanza avrebbe conseguenze sull’insieme della zona euro”, ha detto il presidente Francois Hollande che vede un’intesa molto vicina, così come il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.

Berlino si tiene più cauta: “Si lavora a ritmi febbrili, con forti pressioni per trovare un accordo”, ha detto la cancelliera Merkel, mentre il suo ministro Wolfgang Schauble precisa che la proposta greca “non sarà la soluzione finale”, e Draghi spiega che non vi è ancora alcuna prospettiva credibile che il programma con la Grecia venga concluso positivamente. Non siamo ancora all’ultimatum e le istituzioni ci tengono a farlo sapere.

La volontà di tutti è trovare un accordo prima del G7 di sabato e domenica in Bavaria, e possibilmente entro venerdì, in modo da disinnescare la minaccia di Atene che non intende pagare la rata da 300 milioni di euro al Fmi in assenza di un’intesa. Sarebbe una mossa pericolosa, che potrebbe far scattare il temuto ‘incidente’ che provoca il default, e l’Eurozona vuole evitarlo.

Allo stesso tempo, però, i creditori non intendono cedere troppo nel negoziato. Ad esempio, è escluso che si parli di un taglio del debito, ha sottolineato il portavoce di Schauble. Un’intesa invece ci sarebbe già sul surplus, finora uno dei grandi ostacoli. Anche Draghi ha aperto ad Atene, sottolineando che l’obiettivo dovrebbe tenere conto della bassa crescita. I creditori avrebbero proposto un avanzo primario (prima, cioè, del pagamento degli interessi) dell’1% per il 2015, del 2% per il 2016, del 3% per il 2017 e del 3,5% per il 2018. I numeri sono decisamente inferiori al 3% per il 2015 e 4,5% per gli anni successivi previsto dall’accordo sottoscritto dall’esecutivo precedente.

Il gap si restringe, dunque, fra i creditori e Atene, che avrebbe proposto 0,8% per quest’anno e 1,5% per il prossimo, ma non è chiara l’intenzione del governo Tsipras per gli anni successivi. Distanze restano ancora sulle pensioni, con i greci che resistono a qualunque tipo di taglio e propongono di alzare l’età pensionabile, e mercato del lavoro, con Atene che non vuole attuare gli impegni presi dal Governo precedente che consentono i licenziamenti di massa.

(di Chiara De Felice/ANSA)

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