Agricoltura: il mondo a confronto. Fame zero si può

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MILANO. – Raggiungere l’obiettivo “fame zero” è possibile, dice Ban Ki-moon nel videomessaggio che all’Expo di Milano apre il Forum internazionale dell’Agricoltura, con 50 ministri e 115 Paesi rappresentati. L’auspicio del segretario generale delle Nazioni Unite si basa su una tendenza – a soffrire la fame sono 216 milioni di persone in meno rispetto al biennio 1990-92 – ma si scontra con un dato di fatto: la popolazione mondiale, che si aggira attorno ai 7 miliardi, nel 2050 toccherà i 9 miliardi.

A Milano, i ministri dell’agricoltura del mondo hanno cercato di trovare la ricetta che permetta al pianeta di raggiungere l’obiettivo indicato dalle Nazioni Unite: ‘fame zero’ entro il 2025. “Possiamo farcela – è convinto Ban Ki-moon – l’importante è collaborare”.

Oggi, nel Pianeta 795 milioni di persone soffrono di denutrizione, vale a dire quasi una su nove. Usando lingue e immagini diverse, i ministri riuniti a Expo hanno fornito più o meno tutti la stessa risposta. Contro la fame nel mondo serve più agricoltura, ma che sia sostenibile e non su grande scala. “Dobbiamo partire dai piccoli produttori – ha detto il ministro italiano, Maurizio Martina – sostenendo il loro reddito e trasferendo conoscenza, perché siano più forti e più produttivi. Vogliamo essere ‘la generazione Fame zero'”.

Le sfide da affrontare, ha aggiunto il ministro, sono quelle per: “un nuovo rapporto tra ecologia e agricoltura; il sostegno al reddito degli agricoltori familiari; innovazione per i piccoli produttori; regole forti per garantire mercati più giusti”. Con l’aumento della popolazione, “il mondo dovrà produrre il 60 per cento in più di derrate alimentari entro il 2050”, ha ricordato il commissario europeo all’Agricoltura, Phil Hogan.

“Dobbiamo innovare più velocemente – ha aggiunto – promuovere ricerca e innovazione. I finanziamenti devono mirare a nuove regole di sviluppo sostenibile. Bisogna migliorare gli approcci agro-ecologici, con lo sviluppo di farmaci e fertilizzanti” che non siano dannosi per l’ambiente. “L’agricoltura è un driver fondamentale per la lotta alla povertà e alla fame nei Paesi in via di sviluppo – ha aggiunto il direttore generale della Fao, Jose’ Graziano da Silva – ma deve diventare sostenibile. Il cambiamento climatico è una minaccia anche alla sicurezza alimentare”.

Dall’ ‘altro mondo’ sono arrivati altri flash. Quello di Carlin Petrini, di Slow Food: il 70 per cento dei generi alimentari è prodotto da aziende contadine familiari, che “non hanno la forza delle multinazionali. Il libero mercato le strangola”.

Quello del ministro dell’Agricoltura iracheno, Falah Hassan Zaidan: “Siamo qua anche per chiedere l’aiuto dei Paesi del mondo. Con l’avanzata dell’Isis abbiamo perso 2 milioni di ettari di terra coltivata e la produzione è diminuita dal 25 al 70%”.

Quello del cardinale Peter Turkson, presidente del consiglio pontificio per la giustizia e la Pace: “La fratellanza è la chiave di volta per il problema della fame, bisogna vivere come una grande famiglia: la fame è una piaga da risolvere a livello globale”.

E infine quello del ministro dell’Agricoltura del Congo, Rigobert Maboundou: “Finora non si è data una risposta fondamentale: è possibile eliminare la fame senza cambiare i paradigmi attuali? Si è parlato molto di sostenibilità, ma poco di finanziamenti”.

(di Giampaolo Grassi/ANSA)

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