Obama attacca Putin: “Rivuole l’Urss”. L’ira di Mosca

2014 APEC Summit in Beijing, China

NEW YORK. – Barack Obama non esita ad agitare lo spettro dell’Urss e a riesumare un passato che sembrava superato per sempre. L’affondo nei confronti del Cremlino, durante la sua conferenza stampa alla fine del G7, è senza precedenti, e apre scenari da nuova Guerra Fredda.

“Vladimir Putin – ammonisce il presidente degli Stati Uniti – deve scegliere se continuare a isolare il suo Paese e a distruggere la sua economia, nello sforzo sbagliato di ricreare i fasti dell’impero sovietico. Oppure se riconoscere che la grandezza della Russia non dipende dalla violazione dell’integrità territoriale e della sovranità di altri Stati”. Una violazione che – sostiene Obama – nel caso dell’Ucraina non è mai cessata.

Per questo gli Usa e l’intero G7 si dicono pronti non solo a prolungare oltre il prossimo luglio le attuali sanzioni verso la Russia, ma anche a decidere nuove misure restrittive se ciò si renderà necessario. “Ci sono già discussioni a livello tecnico, anche se non ancora a livello politico”, spiega il presidente americano, sottolineando l’esigenza di “essere preparati” di fronte a un Cremlino che dovesse insistere con quella che a Washington viene considerata una politica di aggressione.

La risposta di Mosca non s’è fatta attendere. “Ci riserviamo il diritto di reagire conseguentemente a tutte le iniziative ‘non amichevoli’ compiute contro di noi dagli Usa”, si legge in un rapporto del ministero degli Esteri, diffuso non a caso nelle ore conclusive del G7. Per le autorità russe l’obiettivo dell’amministrazione Obama è solo quello di “aumentare la pressione delle sanzioni contro la Russia, per indebolire la sua economia e creare le condizioni per destabilizzare la situazione politica interna del Paese”.

E’ lo stesso presidente Usa a fare il quadro delle conseguenze, a suo dire devastanti, delle sanzioni: “La Russia è in profonda recessione. Il rublo e gli investimenti stranieri sono in calo. L’inflazione sale. La banca centrale russa ha perso riserve per oltre 150 miliardi di dollari. Le banche e le imprese russe sono virtualmente fuori dai mercati internazionali. Le società energetiche faticano a importare i servizi e le tecnologie di cui hanno bisogno”. Dunque – le conclusioni di Obama – le decisioni del Cremlino “stanno colpendo innanzitutto il popolo russo”. E su questo Putin dovrebbe riflettere.

Obama, da parte sua, torna a Washington moderatamente soddisfatto. Sulla Russia è riuscito a convincere anche gli alleati europei più restii a mantenere la linea della fermezza, ribadita nel comunicato finale del G7. “La bussola resta quella degli accordi di Minsk”, ha detto Matteo Renzi, pur limitandosi a dire che sulle sanzioni sarà il prossimo Consiglio europeo a decidere. Mentre per la padrona di casa del summit, la cancelliera tedesca Angela Merkel, l’Europa è pronta ad un inasprimento delle sanzioni, “anche se – ha aggiunto – non lo vorremmo fare”.

Il pressing del presidente americano sui principali alleati europei sembra aver prodotto un effetto anche sul fronte dell’economia, con il G7 che ha sottolineato l’importanza di mettere in campo più misure per la crescita e per creare più posti di lavoro. Perché troppa austerity in Europa rischia di tarpare le ali alla ripresa, con conseguenze per tutte l’economia mondiale, compresa quella americana.

Per quel che riguarda la lotta allo Stato islamico, infine, Obama (che a margine del G7 ha incontrato il premier iracheno Haider al Abadi) ha assicurato come i jihadisti saranno battuti e cacciati via dall’Iraq. Pur ammettendo come non si registrino abbastanza progressi e come la strategia anti-Isis sia ancora da completare sul fronte dell’addestramento delle truppe irachene, da accelerare anche con un maggior impegno di Baghdad.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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