Sindone: tutta la tecnologia dietro l’Ostensione

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TORINO. – Dietro l’Ostensione della Sindone si nasconde un elevato impiego delle più avanzate tecnologie. Dalla videosorveglianza con i droni alla teca costruita da un’azienda dell’aerospazio, dall’erogazione programmata di azoto conservativo fino all’illuminazione, studiata dall’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica. Il punto su tutta la tecnologia che sta dietro ciò che i pellegrini vedono è stato fatto in un seminario a Torino.

“L’idea di fare sapere cosa c’è dietro l’Ostensione, organizzando un approfondimento aperto al pubblico – spiega Maurizio Baradello, direttore generale del Comitato Ostensione 2015 – nasce da una chiacchierata al buio nel Duomo, mentre facevamo le prove per calibrare l’illuminazione. Siamo rimasti noi stessi colpiti da quanta alta tecnologia ci fosse in una cosa all’apparenza così semplice. E ci siamo detti che poteva essere interessante organizzare un incontro di studio con i nostri partner tecnologici”.

Obiettivo, come ha rimarcato la presidente del Comitato organizzatore dell’Ostensione Elide Tisi, vicesindaco di Torino, mostrare “come la tecnologia più avanzata possa essere validamente messa al servizio anche di momenti di grande valenza spirituale”.

Della teca, realizzata da Thales Alenia Space che costruisce navicelle aerospaziali, è tutto noto da tempo. Inclusa l’erogazione programmata di azoto al suo interno, a scopo conservativo. La novità principale riguarda il sistema di illuminazione, particolarmente complesso per l’imprescindibile vincolo del rispetto dei valori normativi di esposizione alla luce necessari per la conservazione corretta di oggetti particolarmente sensibili.

La consulenza scientifica è stata affidata all’Inrm, ex Istituto Galileo Ferraris di Torino. Attraverso i loro studi, i ricercatori hanno appurato che la Sindone è sostanzialmente monocromatica. La differenza fra l’immagine del volto e la tela su cui questa è impressa è quindi solo una questione di toni diversi. Si rendeva allora necessario definire la composizione spettrale di luce in grado di aumentare la leggibilità dell’immagine senza compromettere la conservazione del reperto.

“Alla fine – ha spiegato la ricercatrice Paola Iacomussi – è stata individuata una luce di basso livello (pari a un terzo del valore richiesto dalla normativa), nella quale è presente una compensazione per la dominante verde dovuta all’attraversamento dello spesso cristallo di protezione. Questa luce è stata studiata per essere senza riflessi e uniforme”.

Tra le diverse soluzioni adottabili, quella definitiva è stata scelta da una commissione di specialisti della Sindone, che ha optato per quella più vicina alla percezione abituale dei pellegrini, basata su immagini fotografiche e video.

(di Barbara Paloschi/ANSA)