Visco, subito le riforme. La ripresa c’è, ma la transizione sarà lunga

Ignazio Visco arriva al Quirinale

Ignazio Visco arriva al Quirinale

FIRENZE. – Sulla necessità di fare le riforme, al di là di opinioni diverse e sul dibattito in corso, bisogna essere tutti d’accordo: Le riforme “del mercato del lavoro, della scuola, della pubblica amministrazione”, e altre “strutturali”, vanno fatte “non perché ci è chiesto da altri, siano essi l’Europa, la BCE o i mercati internazionali”, ma perché l’Italia “necessita di cambiamenti radicali”.

E’ la ricetta indicata dal Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che ha scelto la platea delle ‘Giornate del Lavoro’ della Cgil, in corso a Firenze, per ricordare come si siano oggi “incrinati gli standard di vita elevati che avevamo”. Tra le riforme necessarie al Paese Visco punta prima di tutto su quelle che riguardano “la tutela della legalità e l’efficienza della pubblica amministrazione”, necessarie anche per agganciare la ripresa, per la quale ci sono segnali “ancorché deboli, di un’inversione del ciclo economico”.

Su questo, però, il Governatore sembra non voler illudere nessuno, in particolare i lavoratori perché, “quando questi segnali saranno consolidati non dovremo leggere in questo rimbalzo, appunto ciclico, il fatto che si sono risolte le difficoltà della nostra economia: sarà una lunga transizione verso un’organizzazione nuova della nostra economia e società”.

Un’inversione che, dice senza nascondere su ciò “pareri discordanti” con il suo ospite, è stata favorita anche dalla revisione degli assetti contrattuali”. Una lunga lezione che Visco ha puntato molto sui ritardi dell’innovazione tecnologica di cui il Paese soffre da sempre, con le imprese che non hanno saputo cogliere la spinta all’innovazione.

Anzi il Governatore, che davanti alla segretaria generale Susanna Camusso prima plaude ai sindacati, in particolare alla Cgil che, in momenti cruciali della storia d’Italia “ha avuto la capacità di farsi carico dell’interesse generale, andando oltre la mera difesa della propria rappresentanza, per avviare percorsi di sviluppo più avanzati”, non risparmia una critica alle imprese che hanno usato la flessibilità “per ridurre i costi di produzione invece che per avviare un cambiamento strutturale profondo”.

Allora l’Italia, per uscire davvero dai problemi, secondo Visco dovrà affrontare al più presto, “con decisione”, quattro temi “complessi”. Il primo riguarda gli investimenti in conoscenza, con l’impegno del sistema di istruzione, scuola e università, ma anche con “un nuovo atteggiamento di persone e imprese”.

Il secondo tema è la “riorganizzazione dei tempi di lavoro”, dalla flessibilità alla formazione e alle stesse pensioni. La terza questione, ha spiegato ancora, interesserà “la distribuzione delle risorse nel loro complesso”, perché i frutti del progresso “vadano a beneficio di tutti”. Infine, se è vero che le nuove tecnologie porteranno alla perdita di posti di lavoro, per il Governatore è necessario compensare questo problema “trovando i modi per governare questi processi, garantendo l’equa partecipazione di tutti”.

In sostanza individuando “impieghi in nuovi campi”, dai servizi alla riqualificazione dei territori, dall’ammodernamento urbanistico alla valorizzazione del patrimonio artistico e naturale dell’Italia. E far partecipare tutti “non è solo una questione economica – ha concluso – ma anche politica”.

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