Record di ordini per l’industria. Ripartono i consumi

Lavoratori in una industria di mobili.
Lavoratori in una industria di mobili. (ANSA)

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ROMA. – Sono mesi ancora difficili per l’industria, con fatturati di nuovo in calo ad aprile, ma gli ordini crescono tanto come non accadeva da oltre quattro anni, accendendo speranze nella ripresa. E’ il quadro tratteggiato dalle ultime rilevazioni Istat. Intanto il commercio al dettaglio sembra rialzare la testa: le vendite di aprile aumentano dello 0,7% rispetto a marzo e sono stabili rispetto al 2014.

Guardando ai dati nel dettaglio, i fatturati delle fabbriche diminuiscono dello 0,6% rispetto a marzo, affossati in particolare dai beni strumentali, e scendono dello 0,2% rispetto ad aprile. In questo contesto alcuni settori continuano a correre, come quello dell’auto che segna il settimo aumento a due cifre consecutivo (+32,5%). Vanno molto bene anche i computer, i prodotti di elettronica e di ottica, il farmaceutico e i mezzi di trasporto in generale.

Il segnale più forte, però, arriva dagli ordinativi, che sono in progresso del 5,4% rispetto a marzo – il rialzo più forte da dicembre 2010 – e del 7,9% rispetto all’anno precedente. Il loro netto miglioramento riguarda sia il mercato interno sia quello estero ed è esteso a tutti i settori con la sola eccezione delle apparecchiature elettriche.

Anche dalla lettura dei dati sul commercio al dettaglio emergono aspetti interessanti. In particolare le vendite dei piccoli negozi vedono un aumento annuo dello 0,1%, prendendosi una rivincita sulla grande distribuzione, che è ferma a crescita zero. Sul risultato delle grandi superfici commerciali pesa infatti la crisi degli ipermercati (-1,6%) e dei supermercati (-0,9%), che la crescita dei discount (+2,2%) e dei grandi negozi a prevalenza non alimentare non riesce a compensare.

La mini-riscossa delle vendite dei piccoli negozi, secondo Confesercenti, è un fatto solo ”parzialmente” e ”debolmente positivo”, dovuto anche all’impatto delle feste di Pasqua sui consumi. L’associazione ricorda i dati sulle chiusure dei negozi – 19.550 nei primi quattro mesi dell’anno – e ”la testimonianza diretta delle piccole e medie imprese del settore che, in otto casi su dieci, non riescono ancora a percepire alcuna ripresa e continuano a chiedere interventi in grado di farle uscire da una crisi troppo lunga e pesante”.

E’ più ottimista l’ufficio studi di Confcommercio che sottolinea come la crescita congiunturale delle vendite al dettaglio in termini reali sia la ”più elevata da maggio 2013” e ”in linea con il consolidamento della ripresa”. Tuttavia, per l’ufficio studi, gli attuali ritmi di crescita dei consumi sono ”non molto soddisfacenti” visto che la contrazione della domanda è ancora ”molto elevata rispetto ai livelli pre-crisi” e in molti settori supera il 20% in volume.

Per rafforzare la ripresa, l’associazione chiede di evitare aumenti delle tasse con la riforma del catasto e di scongiurare gli incrementi dell’Iva previsti dalle clausole di salvaguardia, altrimenti ”la ripresa non si trasformerà in crescita”.

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