Il sottosegretario Mario Giro sulla promozione della lingua e cultura italiana nel mondo

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PERUGIA- Si sono svolti, presso l’Università per Stranieri di Perugia, i lavori della Conferenza dei Direttori degli Istituti Italiani di Cultura nel mondo. Più di 70 direttori hanno preso parte a questo importante appuntamento che proseguirà domani e venerdì 26 giugno alla Farnesina.

Al margine della Conferenza abbiamo incontrato il sottosegretario agli Esteri e alla Cooperazione Internazionale Mario Giro con cui abbiamo approfondito alcuni aspetti della promozione lingua e della cultura italiana all’estero.

“Se esiste un piano di internazionalizzazione dell’economia italiana- ci ha spiegato Giro – deve esistere anche un parallelo piano per l’internazionalizzazione della cultura, anche perché lingua e cultura rappresentano un business. Abbiamo un esempio di questo con i corsi tenuti dagli Istituti Italiani di Cultura. Una cosa differente – ha proseguito il sottosegretario – è mettere insieme, al fine di promuoverlo nel mondo, tutto quello che caratterizza l’Italia.

Il nostro Paese non è infatti soltanto l’eccellenza dei disegni di Leonardo, ma è anche cinema e modo di fare impresa. Quando mi sono recato in Messico – ha ricordato Giro – il ministro della cultura messicano mi ha chiesto perché da 15 anni il cinema italiano non distribuisce più i suoi film in America latina. Una forma di cultura molto facile da esportare. Quando sono tornato a Roma ho chiamato la Rai, Medusa e Anica e gli ho posto il quesito del ministro messicano.

Loro mi hanno spiegato che la distribuzione dei nostri film in America latina comporta dei guadagni ridotti, al contrario delle coproduzioni a cui sarebbero interessati. A questo punto ho proposto loro di portare avanti entrambi le cose che adesso cominciamo a realizzare. Questo significa ibridare il tutto, perché tutto è cultura italiana, anche il modo di fare impresa”.

“Il ruolo dei connazionali nel mondo – ha poi affermato il sottosegretario rispondendo alla nostra domanda sul contributo degli italiani all’estero al rilancio della lingua italiana – è stato molto importante perché in questi anni siamo stati rappresentanti all’estero dalle imprese e dagli italiani nel mondo.

Ma bisogna anche tenere conto del fatto che i nostri connazionali sono cambiati. Oggi vi sono nuovi italiani all’estero. Pensate che si sono formate comunità italiane di ricercatori in paesi come la Norvegia e la Danimarca. Tutto questo viene definito in maniera errata dalla stampa come ‘fuga di cervelli’, in realtà ci troviamo di fronte ad una circolazione di ‘cervelli’.

Noi infatti dovremo divenire sempre più attrattivi per i ricercatori stranieri che comunque già vengono in Italia presso i nostri poli di eccellenza, ad esempio quelli di fisica e astrofisica. Ricercatori che parlano italiano e che sono in giro per il mondo”.

(G.M.-Inform)