Tour: Martin tappa e maglia, Nibali attacca ma non punge

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ROMA. – Una delle immagini più significative della quarta tappa del 102/o Tour de France la regala Chris Froome che, a 4 chilometri dal traguardo di Cambrai, sfodera e addenta un panino. E’ l’emblema del rilassamento dopo lo scampato pericolo del britannico di origine keniana, che temeva moltissimo la frazione odierna, lunga 223,5 km e partita dal Belgio (Seraing). I timori del capitano del Team Sky, partito in maglia gialla e poi costretto a cedere lo scettro del comando a Tony Martin (adesso a +12″), il cronoman tedesco che ieri l’aveva perso per un solo secondo, erano condivisi anche da Nairo Quintana e Alberto Contador. Non da Vincenzo Nibali.

Lo ‘Squalo dello Stretto’, proprio in una tappa sul pavè, l’anno scorso, aveva fatto danni grossi, ponendo le basi per il successo a Parigi. Quest’anno di tratti in pavé gli organizzatori della Grande boucle ne hanno inseriti ben 7, nella prima tappa con arrivo in Francia, dopo lo sconfinamento in Olanda e Belgio, ma sono mancati la pioggia di un anno fa e il fango, che avevano lanciato il messinese verso un’impresa chissà quanto replicabile.

Non sono bastati 13.300 metri di pavè e i continui assalti alla concorrenza, a Nibali, per fare sfracelli; non è un caso che, alla fine della tappa, gli sia stato assegnato il premio combattività. Nibalì (con l’accento sulla i, come lo chiamano i francesi) ha attaccato fin dal primo tratto in pavè, ha sperato in Giove Pluvio, ma si è trovato solo in mezzo alla polvere, a spingere a tutta nel tentativo di staccare Froome (che lo sopravanza di 1’38”), Quintana (sotto di 18″) e Contador (davanti di 1’02”). Per un attimo il britannico ha dato l’impressione di perdere la ruota del siciliano, ma è stata un’illusione. Solo un lampo. E tale è rimasto.

Nibali oggi ha avuto il coltello dalla parte del manico, ha aggredito gli avversari, ma non ha provocato i danni che auspicava. Lui e l’Astana, alla luce dei distacchi rimediati nelle prime tre tappe di questo Tour, adesso, devono rivedere i piani d’azione, rimodulare le strategie. Inventarsi qualcosa, insomma. In questo, Nibali è bravo. Nemmeno l’apporto di Fuglsang, poi di Boom, quindi di Stybar e Vanmarcke lo hanno trascinato alla fughetta vincente. Ha rischiato, Nibali, digrignato i denti, ma alla fine non è riuscito a prendere neppure un secondo ai rivali, rischiando addirittura di farsi sorpredere dallo stesso Froome, dopo l’ultimo tratto di pavè.

A questo punto, programma alla mano, resta la cronometro a squadre di domenica prossima, da Vannes e Plumelec (28 km), per ridisegnare la classifica. Per una vera e propria rivoluzione bisognerà aspettare Pirenei e Alpi. Tutto è ancora in bilico, anche se non si capisce dove Froome possa essere staccato. Una giornata-no, però, può capitare a tutti.

L’unica certezza, salvo clamorosi rovesci, l’ha regalata Thibaut Pinot, che aveva l’incarico di riportare i colori francesi sul gradino più alto del podio sugli Champs Elisèe. La speranza del ciclismo transalpino è fuori dai giochi: un po’ per colpa sua, un po’ per la scarsa organizzazione della squadra (la Fdj), che oggi lo ha abbandonato al proprio destino dopo un problema meccanico.

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