Iran: Ue, Mogherini incassa il successo della sua mediazione

Iran: Mogherini,segnale di speranza per tutto il mondo

BRUXELLES. – Sono le due di notte quando l’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini convoca il suo staff nella saletta privata all’hotel Palais de Coburg a Vienna: “E’ fatta”, dice riferendosi all’accordo sul nucleare iraniano. “Venite tutti da me”. Il Tweet con cui il capo della diplomazia europea – grande protagonista della giornata storica – annuncia che l’intesa tra Teheran e i Paesi del 5+1 (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania) è ufficialmente siglata, arriva solo verso mezzogiorno.

Mogherini ha più o meno due ore di sonno all’attivo. Gli ultimi due giorni sono stati una febbrile maratona negoziale, col riposo interrotto di continuo per rispondere a telefonate e e-mail, con l’obiettivo di chiudere un processo iniziato dodici anni fa e costato ventidue mesi di complicate trattative. Quando i riflettori si accendono sul podio della conferenza stampa su cui è in piedi accanto al ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, l’Alto rappresentante ci tiene ad evidenziare: “Quello di oggi non è solo un accordo, ma un buon accordo per tutti”.

Con questa intesa, spiegherà più tardi, “siamo sicuri che l’Iran non produrrà la bomba atomica. Lo garantisce la volontà politica di Teheran, di tutti coloro che si sono seduti al tavolo di questi lunghi negoziati”. In molti riconoscono a Mogherini il merito per il lavoro svolto, dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama che le telefona per ringraziare, al presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, che definisce il suo lavoro “cruciale”.

Per il premier Matteo Renzi, l’Europa, “attraverso il suo Alto Rappresentante Federica Mogherini che ha brillantemente guidato i negoziati, ha dato oggi di sé il volto migliore”. Il cambiamento del metodo di lavoro messo in campo dalla facilitatrice Mogherini dopo l’accordo ponte raggiunto a Losanna il 2 aprile scorso ha dato i suoi frutti. “Si è proceduto su un doppio binario”, spiegano fonti vicine al dossier.

Da un lato si è lasciato che gli esperti risolvessero tutte le questioni tecniche, sottoponendo alla decisione politica solo quelle spinose, in modo da “abbassare il livello di conflittualità politica”. Dall’altro c’è stato un lavoro di coordinamento costante con i ministri europei o i 5+1, per condividere una posizione unitaria, ridurre le plenarie, ed andare piuttosto a discutere in riunioni ristrette (di solito Kerry-Mogherini) con Zarif.

Anche l’ultimo nodo sul tavolo, quello sull’embargo sulle armi convenzionali e le questioni collegate è stato risolto “costruendo un pacchetto equilibrato”. E anche se la foto che immortala la data storica non ne dà atto, c’è molto di rosa in questo accordo, che dietro le quinte ha visto al lavoro il direttore politico del Servizio europeo di azione esterna Helga Schmid e la sua omologa americana Wendy Sherman.

(di Patrizia Antonini/ANSA)

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