Immigrazione: cibo Made in Italy grazie a migranti

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ROMA. – Senza il quotidiano lavoro di 322mila migranti nelle campagne italiane non ci sarebbe il Made in Italy a tavola che ha permesso al nostro Paese di ottenere primati in tutto il mondo. Il ruolo centrale della manodopera extracomunitaria è stato sottolineato dal presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, nel suo intervento all’Assemblea della Coldiretti al Padiglione Italia di Expo, a Milano.

Da li ha anche lanciato la proposta di un progetto di legge contro il lavoro nero, “tanto più necessario considerata l’emergenza accoglienza legata ai nuovi sbarchi di immigrati”. “Per un buon cibo, per il nostro cibo, serve un ‘buon lavoro’ – ha sottolineato il presidente della Coldiretti – e noi dobbiamo impegnarci con tutte le nostre forze perché sia così, dal Piemonte alla Sicilia, avviando una operazione di trasparenza e di emersione, come già sta avvenendo ed è avvenuto in molte zone del Paese grazie anche all’uso dei vouchers. Non possiamo farlo da soli – ha rilevato Moncalvo – ma, insieme alle istituzioni, al ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina e alle forze sociali di rappresentanza del mondo del lavoro, dobbiamo mettere a punto un progetto e un patto di emancipazione, per chi oggi lavora in condizioni di illegalità”.

Secondo un’analisi della Coldiretti su dati del Dossier statistico Immigrazione, quasi un quarto dell’agricoltura italiana é nelle mani degli stranieri in termini di contributo al lavoro. C’è dunque – sottolinea la confederazione – la presenza di veri e propri distretti produttivi di eccellenza del Made in Italy che possono sopravvivere solo grazie al lavoro di 322mila immigrati regolari, dalle stalle del nord dove si munge il latte per il Parmigiano Reggiano alla raccolta delle mele della Val di Non, dal pomodoro del meridione alle grandi uve del Piemonte.

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