Corte Strasburgo condanna l’Italia, riconosca le unioni gay

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ROMA. – All’Italia arriva l’ennesimo, potente scossone sui diritti civili: la Corte europea dei diritti umani ha condannato il nostro Paese per la violazione dei diritti delle coppie omosessuali, sanzionandolo a risarcire tre coppie per danni morali e chiedendo che finalmente venga introdotto il riconoscimento legale per le unioni di persone dello stesso sesso.

Il ‘fulmine’ arriva nello stesso giorno in cui in Parlamento langue la discussione sul ddl Cirinnà e a pochi giorni dall’annuncio del premier Matteo Renzi che ha posto il 2015 come limite per l’approvazione di una legge sulle unioni civili. A fare ricorso alla Corte di Strasburgo sono state tre coppie di omosessuali, che vivono insieme da anni rispettivamente a Trento, Milano e Lissone (Milano); capofila è la coppia composta da Enrico Oliari, presidente dell’associazione di omosessuali di centrodestra Gaylib, e dal suo compagno. Tutte e tre hanno chiesto ai loro Comuni di fare le pubblicazioni per potersi sposare ma si sono viste opporre un rifiuto.

Da qui è cominciata la lunga strada dei ricorsi alla magistratura e alla Consulta, fino alla Corte di Strasburgo, che ha condannato l’Italia – che dovrà versare a ognuno di loro 5 mila euro – perché ha violato il diritto al rispetto della loro vita privata e familiare e chiede al nostro Paese di riconoscere le coppie omosessuali perché considera che “la protezione legale disponibile attualmente a coppie dello stesso sesso non solo non garantisce i bisogni fondamentali per una coppia che sia in una relazione stabile, ma non dà neanche sufficienti certezze”.

“Questa sentenza è l’ennesima dimostrazione che ci sono solo cattivi motivi per mantenere milioni di persone in uno stato di necessità inutile e ingiustificabile. Speriamo che i politici italiani vogliano procedere verso una legge che chiarisca l’uguaglianza di tutti i cittadini” hanno dichiarato subito Gian Mario Felicetti e Riccardo Z.. Lo stesso Oliari sottolinea come la sentenza sia arrivata “al momento giusto, proprio ora che se ne discute in Senato”.

Vanno oltre Roberto Zaccheo e Riccardo Perilli Cippo, la terza coppia: “Ci fermeremo solo quando potremo unirci in matrimonio come tutte le coppie eterosessuali”. Soddisfatti i legali delle coppie: “È un risultato molto positivo che dice che una forma istituzionalmente definita a garanzia va data. La decisione non impone vincoli sullo strumento da individuare, si tratti di matrimonio, Dico o altro, ma uno strumento serve” affermano gli avvocati Massimo Clara, Marilisa D’Amico e Cesare Pitea.

Esultano le associazioni degli omosessuali e i militanti per i diritti civili, che da anni chiedono un riconoscimento e una regolamentazione delle unioni omosessuali, se non il matrimonio, fra persone dello stesso sesso. Mentre la politica, come al solito, si divide: Pd, Movimento 5 Stelle, Sel e Scelta Civica (con qualche distinguo) premono per regolamentare le unioni gay, Ncd e Fdi frenano.

In mezzo Forza Italia, che Renzi vorrebbe portare nel campo dei favorevoli a una legge sulle unioni civili: se Maurizio Gasparri e altri invitano a non fare fughe in avanti, l’ex ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna ritiene che la sentenza di oggi “imponga l’obbligo di fare una buona legge”.

(di Angela Abbrescia/ANSA)

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