Gli occupati continuano a diminuire. Batosta giovani

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ROMA.- Gli occupati continuano a diminuire. A giugno sono 22 mila in meno rispetto a maggio, che già aveva visto un calo da aprile, e 40 mila in meno rispetto allo stesso mese del 2014. Il tasso di disoccupazione intanto risale al 12,7% e per i giovani tocca il livello più alto dall’inizio delle serie storiche, a inizio 1977, il 44,2%. I dati provvisori dell’Istat, dopo la profezia del Fondo monetario sui 20 anni necessari per tornare ai livelli pre-crisi, gelano le speranze di una rapida ripresa del mercato del lavoro.

Con il Jobs Act “abbiamo tra virgolette un po’ stimolato l’occupazione, abbiamo fatto un grandissimo investimento sui posti di lavoro e questo ha consentito di tornare al segno più, ma l’occupazione è l’ultima cosa che riparte dopo un periodo di crisi”, osserva il premier Matteo Renzi, all’uscita del Consiglio dei Ministri.

Renzi invita a cogliere anche gli aspetti positivi della rilevazione Istat, come i 131 mila inattivi in meno rispetto allo scorso anno. “Quelli che vengono considerati inattivi, che erano sfiduciati o rassegnati, tornano a crederci”, commenta il presidente del Consiglio che annuncia “un piano per cui nei prossimi anni parte significativa del problema di disoccupazione giovanile deve venire affrontato con l’impiego in cultura”, dai 100mila insegnanti assunti alla creazione di posti nei musei.

I sindacati, in allarme per i numeri peggiori delle attese, invitano il governo a svegliarsi. Dal vertice della Cisl, Anna Maria Furlan, si augura che questi dati “destino il governo dal suo torpore e dal concetto tutto renziano del potere fare tutto da solo”. “I posti di lavoro – aggiunge Furlan – non si creano con le regole del mercato del lavoro. Servirebbe un vero programma per la crescita con investimenti di qualità”.

Dalla Uil, il segretario confederale Guglielo Loy dichiara che “strumenti, più o meno condivisibili, per invogliare le aziende ad assumere, restano monchi e inefficaci in periodi di forte crisi come questo, se non si dà la precedenza ad azioni e politiche volte a investire nella crescita del nostro prodotto interno lordo”.

Si spinge oltre il segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino, che ritiene “ancora possibile modificare radicalmente il Jobs act e varare vere politiche attive, un sistema di ammortizzatori che risponda alle esigenze del mercato del lavoro, e un piano che crei nuova occupazione”.

Butta acqua sul fuoco, invece, il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, secondo cui “i numeri di giugno confermano che siamo di fronte a dati soggetti a quella fluttuazione che caratterizza una fase in cui la ripresa economica comincia a manifestarsi”. “Maggiori investimenti in macchine e attrezzature ed il riassorbimento dei lavoratori in cassa integrazione – aggiunge il ministro – sono le premesse per un aumento stabile dell’occupazione, che rimane l’obiettivo primario del governo”.

Poletti invita poi a leggere i dati sulla riduzione della cig nei primi sei mesi dell’anno come “111 mila lavoratori, tecnicamente occupati ma impiegati a zero ore, che oggi sono tornati a lavorare a tempo pieno”.

(di Chiara Munafò/ANSA)