Avanti tutta sul fronte Rai. Eletti i sette nuovi componenti CdA

La statua del ''Cavallo morente '' di Francesco Messina, esposta all'ingresso della sede Rai di viale Mazzini a Roma,
La statua del ''Cavallo morente '' di Francesco Messina, esposta all'ingresso della sede Rai di viale Mazzini a Roma, ANSA/ALESSANDRO DI MEO
La statua del ''Cavallo morente '' di Francesco Messina, esposta all'ingresso della sede Rai di viale Mazzini a Roma, ANSA/ALESSANDRO DI MEO
La statua del ”Cavallo morente ” di Francesco Messina, esposta all’ingresso della sede Rai di viale Mazzini a Roma,
ANSA/ALESSANDRO DI MEO

ROMA. – E’ bastata una seduta della Commissione di Vigilanza per arrivare all’elezione dei sette membri del cda Rai. Anche se rapido, il passaggio non è stato però indolore per il Pd, con una nuova spaccatura e strascichi polemici. I Dem hanno eletto Guelfo Guelfi, spin doctor vicino al premier, Rita Borioni, storica dell’arte dell’area di Matteo Orfini, e, con i centristi, l’ex segretario della Fnsi, Franco Siddi. Espressione di Ncd è, invece, l’editore di Formiche, Paolo Messa. E’ riuscita l’impresa di Forza Italia di portare a casa due consiglieri, con soli cinque voti nella bicamerale: grazie all’aiuto di Lega Nord e Fratelli d’Italia sono passati il direttore de L’Opinione, Arturo Diaconale, e quello de Il Giorno, Giancarlo Mazzuca. Il settimo consigliere, indicato dal Movimento 5 Stelle, è Carlo Freccero, che ha avuto anche il sostegno di Sel.

Chiuso il primo tempo della partita, ora il nodo è la scelta del presidente che deve avere il sì dei due terzi della Vigilanza. La trattativa, nonostante le aperture di M5S che vengono considerate dai Dem più tattiche che reali, è tutta con Forza Italia. Gli azzurri vogliono l’ultima parola e chiedono una rosa di nomi al premier, che invece punta a esprimere una personalità che abbia il maggior consenso possibile. Vista la scarsa presenza femminile in cda, la scelta dovrebbe cadere su una donna, come ad esempio Antonella Mansi di Fondazione Mps. L’ipotesi non suscita però grandi entusiasmi tra gli uomini di Silvio Berlusconi, che invece hanno proposto Enzo Iacopino e appoggerebbero Marcello Sorgi. Circola con insistenza anche il nome del presidente dell’Ansa, Giulio Anselmi, insieme a Stefano Folli.

Il premier, per il rinnovamento dell’azienda, punta tutto sul dg in pectore Antonio Campo Dall’Orto, che dal Giappone ha definito “uno tra i più interessanti innovatori della tv italiana”. Per questo potrebbe fare qualche concessione in più sul presidente, anche perché il tentativo è di chiudere la partita domani, con una possibile convocazione serale della Commissione di Vigilanza, dopo l’assemblea che deve ratificare i nomi. La pratica si definirà nelle prossime ore, con il ritorno di Renzi a Roma. Serve un’intesa blindata, perché i numeri sono risicati (la maggioranza con Forza Italia raggiunge esattamente i 27 voti, che valgono i due terzi) e tra i Dem c’è chi teme possibili sgambetti della minoranza dopo quello di oggi.

I due bersaniani in Vigilanza, Miguel Gotor e Federico Fornaro, hanno proposto il nome di Ferruccio De Bortoli, su cui – fanno sapere – i renziani hanno posto un veto perché considerato un nemico di Palazzo Chigi. ”La minoranza del partito è ormai abituata ad esercitare veti – replica il presidente Mario Orfini -. Si è presentata con un nome secco. Quello di De Bortoli è un nome autorevole ma è curioso che sia venuto dalla minoranza Pd”. L’ex direttore de Il Corriere – si racconta in ambienti Dem – non avrebbe gradito la decisione di essere tirato nella contesa a sua insaputa.

Nella maggioranza il ministro Angelino Alfano parla di “buoni risultati, buoni nomi” e aggiunge che “il patto di maggioranza ha tenuto”. Forza Italia esulta per il buon risultato raggiunto grazie all’intesa con Lega, Gal e Fratelli d’Italia, mentre M5S apre all’ipotesi di votare il presidente se sarà “di alto profilo”, ma allo stesso tempo, con Roberto Fico, dà del “buffone” a Renzi per la scelta di rinnovare il cda con la Gasparri. “La spartizione è servita”, è il commento dell’Usigrai. Sulla stessa linea la leader Cgil Susanna Camusso, che aggiunge rivolta al premier: “non è di buon gusto far eleggere il proprio spin doctor”.

(Michele Cassano/Ansa)

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