Il sottosegretario agli Esteri Mario Giro a “Community”

Mario-Giro

ROMA – Una recente puntata di “Community”, la trasmissione di Rai Italia per i connazionali nel mondo, è stata caratterizzata dalla presenza in studio del sottosegretario agli Esteri Mario Giro a cui il conduttore Alessio Aversa ha rivolto alcune domande relative all’Anno dell’Italia in America Latina. Una manifestazione ricca di eventi che durerà fino alle Olimpiadi brasiliane del 2016.

“Siamo partititi – ha spiegato Giro – da una intuizione, quella di mettere insieme tutto ciò che rappresenta l’Italia, quindi la cultura e l’alta cultura, fino all’impresa, alla ricerca tecnologica e all’innovazione. Abbiamo riunito questi vari settori per portare in tutto il continente sud Americano il vero volto al nostro paese. Il volto dell’Italia di oggi con tutte le sue ricchezze. Naturalmente noi abbiamo innanzitutto una grande ricchezza culturale, ma questa ha seminato nella nostra lunga storia facendo nascere l’Italia odierna. Se poi pensiamo al nostro modo di fare impresa, al discorso sulle piccole e medie imprese competitive , alle cooperative e al nostro modo umanistico di approcciare al mondo, allora capiamo che tutto questo è Italia e che si tratta di una formula invincibile”.

Giro ha poi evidenziato come le numerose iniziative, circa 400, presenti sul sito dedicato all’Anno dell’Italia in America Latina rappresentino uno specchio per guardare alla realtà italiana dell’oggi, in cui ovviamente la prima ricchezza è l’uomo, cioè gli italiani in patria e i connazionali all’estero.

“C’è molta voglia d’Italia nel mondo, – ha poi affermato Giro rispondendo ad una domanda del conduttore sul livello di interesse all’estero verso il nostro Paese – spesso però questa è latente perché la domanda non si collega con l’offerta. Spetta a noi il compito di risvegliarla. L’Argentina con la sua grande comunità italiana è un classico esempio, ma anche in altri Paesi come il Messico, dove le collettività italiane sono meno numerose – in questa nazione sono circa 30.000 i connazionali – vi è una enorme richiesta di cultura, cinema e tecnologia italiana”.

Dopo aver ricordato la diffusa presenza in America latina a tutti i livelli e settori delle nostre grandi e medie imprese e delle università italiane, Giro ha affrontato la questione della diffusione della lingua e della cultura italiana.

“La lingua – ha esordito il sottosegretario – è una nostra preoccupazione quotidiana, naturalmente il Sud America è un continente dove si parla molto l’italiano, ma sui potrebbe parlare ancora di più. Abbiamo bisogno di scuole, c’è un nostro sistema di diffusione all’estero che però è stressato dai tagli di bilancio. Gli Istituti Italiani di cultura, i Comitati della Dante e gli enti gestori organizzano i corsi di lingua italiana. Bisogna trovare nuove forme di partnership con i privati e con le università per aumentare l’offerta di italiano come lingua di cultura ma anche di lavoro”

Giro, su sollecitazione del conduttore, ha poi ricordato il suo viaggio a San Salvador per la beatificazione di mons. Oscar Romero ucciso nel 1980 dagli squadroni della morte. “Quella di Romero – ha precisato il sottosegretario – è una figura amatissima in Salvador, che è un piccolo paese, ma anche in tutta l’America latina.. Il Salvador – ha aggiunto Giro – è riuscito ad uscire dalla guerriglia interna con un accordo di pace, ma poi è stato preso dalla tormenta del narcotraffico che ha creato bande di giovani violenti, votati alla morte. L’Italia ha un buon programma di cooperazione con il Salvador volto al rafforzamento della sicurezza e all’aiuto sociale per i giovani”.

Dal conduttore è stato infine chiesto al sottosegretario un parere sull’inno degli italiani all’estero presentato a Buenos Aires in occasione della ricorrenza del due giugno.

“Questo inno – ha commentato Giro – è nel puro stile del melodramma italiano e viene dal cuore delle collettività… Sono stato a celebrare – ha aggiunto – la ricorrenza del due giugno in Canada, dove alle cerimonie nelle varie città hanno preso parte tante persone. In certi Paesi questa ricorrenza non viene infatti ricordata con semplici cocktail, limitati a diplomatici e politici locali, ma diviene una grande festa popolare, come quella fatta a Buenos Aires, a cui partecipano migliaia di persone”.