Il caso Marò al Tribunale del Mare, sfida Italia-India

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ROMA.- Il caso dei Marò approda, per la prima volta, in un’aula di giustizia internazionale. Il Tribunale sul diritto del mare di Amburgo dovrà decidere, entro due o tre settimane, sulla liberazione dei Fucilieri di Marina per tutta la durata dell’arbitrato tra Italia e India. Il primo atto formale, con il giuramento in aula del giudice ad hoc, Francesco Francioni, scelto dall’Italia per far parte della collegio che dovrà valutare, il 10 e 11 agosto, le richieste italiane di “misure cautelari” con carattere di “urgenza” a tutela dei due marò. L’Italia chiederà che Salvatore Girone possa rientrare in Italia, che Massimiliano Latorre possa restarvi, e che l’India cessi di esercitare qualsiasi tipo di giurisdizione sul caso che vede i due militari italiani accusati di aver ucciso due pescatori indiani durante una missione anti-pirateria al largo delle coste del Kerala.

Già da quel 15 febbraio 2012, infatti, il governo italiano ha sempre rivendicato la giurisdizione della magistratura italiana su “un incidente avvenuto in acque internazionali” e che ha visto protagonisti due agenti in servizio per conto dello Stato a bordo di una nave, l’Enrica Lexie, battente bandiera italiana. Erano “acque indiane, come indiane erano le vittime”, è la replica dell’India che, basandosi sulla definizione di “acque contigue” (il fatto avvenne a 20,5 miglia dalla costa indiana), non intende cedere il proprio diritto a “processare reati commessi nel Paese”. La battaglia giuridica in aula si annuncia dunque durissima, come confermano anche fonti vicine al dossier.

Intanto le due delegazioni sono arrivate nella città anseatica dove domani affineranno le rispettive strategie in vista del confronto in aula. Agente del governo italiano è l’ambasciatore d’Italia all’Aja (sede di diversi tribunali internazionali e della Corte di arbitrato), Francesco Azzarello, che prenderà la parola per primo lunedì mattina per introdurre il caso ai giudici. Poi toccherà al team di avvocati italiani, guidati dal britannico Daniel Bethlehem, ex capo del servizio giuridico del Foreign Office, considerato di altissimo livello internazionale. Della squadra fanno parte avvocati italiani e di altre nazionalità, come Paolo Busco, Attila Tanzi e Guglielmo Verderame.

Sul banco opposto siederà come agente dell’India una signora, Neeru Chadha, ex capo del servizio giuridico del ministero degli Esteri di Delhi, recentemente pensionata. Nel team indiano ci sarà anche l’avvocato dello Stato (‘Additional Solicitor General’) P.S. Narshima, lo stesso che nelle scorse settimane ha già avuto modo di tuonare sulla stampa indiana contro il ricorso italiano all’arbitrato. L’India schiera inoltre due legali di grande esperienza internazionale: il francese Alain Pellet e l’americano Rodman Bundy. Quest’ultimo in particolare, dello studio Eversheds, viene descritto nell’ambiente giuridico internazionale come un avvocato dallo stile “duro e aggressivo”.

(di Laurence Figà-Talamanca/ANSA)

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