Renzi rilancia la sfida sul fisco, via Imu e Tasi per tutti

L'intervento del Presidente del Consiglio Matteo Renzi al Meeting di Rimini, 25 agosto 2015. ANSA/ PALAZZO CHIGI - TIBERIO BARCHIELLI
L'intervento del Presidente del Consiglio Matteo Renzi al Meeting di Rimini, 25 agosto 2015. ANSA/ PALAZZO CHIGI - TIBERIO BARCHIELLI
L’intervento del Presidente del Consiglio Matteo Renzi al Meeting di Rimini, 25 agosto 2015. ANSA/ PALAZZO CHIGI – TIBERIO BARCHIELLI

ROMA.- Ritorno da globetrotter per Matteo Renzi dopo la pausa estiva. Dal debutto al Meeting di Cl alla “prima volta” all’Aquila, passando per Pesaro, il premier macina chilometri e rilancia la sfida di governo “dopo 20 anni in cui l’Italia è stata ferma, impantanata nella permanente rissa tra berlusconismo e antiberlusconismo”. Al centro della sfida, accanto alle riforme istituzionali, il taglio delle tasse, quella “rivoluzione copernicana” annunciata a luglio e che adesso il leader Pd rilancia, annunciando che il taglio dell’Imu e della Tasi sulla prima casa sarà “per tutti”.

Non voleva andare al Meeting di Rimini per evitare che gli si misurasse il tasso di vicinanza al popolo di Cl, ammette Renzi salendo sul palco dopo aver incontrato alcuni imprenditori e visitato lo stand di Federlegno Arredo. Ma l’intervento diventa l’occasione per una chiamata al senso di responsabilità collettiva perchè “l’Italia torni a fare l’Italia e possa uscire dalla crisi”. Il ricordo che sul palco di Cl hanno sfilato tutti i suoi predecessori diventa l’occasione per archiviare, con toni poco lusinghieri per la destra ma anche per la sinistra, gli anni della seconda Repubblica.

“Il berlusconismo e per certi versi anche l’antiberlusconismo hanno messo il tasto ‘pausa’ al dibattito italiano e abbiamo perso occasioni clamorose”, sostiene Renzi spiegando che “ora il nostro compito è rimetterci a correre, le riforme sono un corso accelerato”. Per questo il governo, assicura il premier, non recede di un millimetro “alla faccia dei tecnici che ci danno lezioni ma sbagliano tutti i conti”. Ma anche della minoranza Pd e dell’opposizione alla Grillo o alla Salvini che ora “vuole bloccare il paese 3 giorni a novembre dopo che hanno bloccato per 20 anni l’Italia”.

Tra una frecciata all’Ue, “ora si accorgono che l’immigrazione è un problema”, e un’altolà alla sinistra dem sul Senato elettivo, “non è che più si vota più c’è democrazia, non siamo al Telegatto”, il presidente del consiglio mette in cima all’agenda il calo del fisco, ora “eccessivo”, con il primo step della tassa sulla prima casa nella legge di stabilità. Un abbassamento, chiarisce, che “non serve per il consenso visto che non si vota fino al 2018” ma perchè “aumenta il tasso di libertà del paese, aumenta il tasso di giustizia sociale”.

Dopo gli 80 euro e l’abbassamento dell’Irap, ripete Renzi prima a Pesaro e poi all’Aquila, quest’anno sarà tolta “davvero per la prima volta per tutti” la Tasi e l’Imu sulla prima casa, per i terreni agricoli e per gli imbullonati, ovvero i macchinari fissi delle imprese. Già da domani, al rientro a Palazzo Chigi, Renzi sarà al lavoro per disegnare la manovra, consapevole che per abbassare le tasse “non basta un anno” così come “da sole le riforme non sono sufficienti ma sono la premessa perchè l’Italia ritrovi la sua dignità”.

Non richiede risorse nè scontri politici, invece, un altro ingrediente che il leader Pd reputa fondamentale per rimettere l’Italia al centro della scena: la “positività del reale”, il “provincialismo della paura”. Checchè ne dicano gufi e giornali, “l’Italia è tornata a crescere anche se lo 0,5% ancora non basta” e tiene botta anche davanti al crollo della borsa cinese. “Se smettiamo di piangerci addosso il paese può ripartire”, assicura il premier che per “coinvolgere” di più i cittadini e testarli sul gradimento alle riforme del governo farà nei prossimi mesi un tour dei teatri italiani.

(di Cristina Ferrulli/ANSA)

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