Coldiretti lancia a Expo la Giornata del Coniglio

Expo: Giornata del Coniglio
Expo: Giornata del Coniglio
Expo: Giornata del Coniglio

MILANO. – “Un coniglio in tavola porta felicità” dice un antico proverbio contadino. Ma oggi quella felicità contadina rischia di scomparire dalle tavole degli italiani: in Italia il numero di conigli allevati si è dimezzato negli ultimi 25 anni, -47%. Per questo Coldiretti ha lanciato a Expo la Giornata del Coniglio. A scomparire – ha denunciato Coldiretti – sono stati molti piccoli allevamenti destinati proprio al consumo casalingo, dove si tramandavano le ricette della tradizione conservate gelosamente da generazioni da madre in figlio. Come quella del coniglio “in salmì” con la polenta, piatto tradizionale del nord Italia, oppure il coniglio “alla cacciatora”, “alla ligure” (con le olive), per arrivare al sud con il coniglio “all’ischitana” che è diventato addirittura uno dei simboli culinari dell’isola.

Oggi a mantenere viva questa tradizione italiana non sono più le nonne, che portavano in tavola la domenica la polenta con il coniglio, ma gli agriturismi, oppure i grandi chef che lo cucinano con elementi di innovazione, anche per renderne più facile il consumo tra le famiglie. Le ricette della tradizione rivisitate dagli chef di Coldiretti sono state per un giorno protagoniste al padiglione per una giornata, per riscoprire – in nome del coniglio – i piatti tipici regionali.

“Il coniglio è buono, fa parte della tradizione italiana e fa bene” sottolinea la Coldiretti. “Per difendere il valore tradizionale e gastronomico dell’allevamento del coniglio a cui sono dedite una miriade di aziende/famiglie a fini di autoconsumo – ha sottolineato il presidente nazionale di Coldiretti, Roberto Moncalvo – occorre sensibilizzare sull’alto contenuto nutrizionale e salutistico della carne ma anche lavorare sulla trasparenza con la tracciabilità dell’origine”.

Anche per questo è nata l’associazione ‘Coniglio Italiano’ che ha tra gli obiettivi la redazione di un “disciplinare volontario” per le carni di coniglio e la contestuale proposta di utilizzo di un marchio distintivo. Ne fanno parte 130 soci e 4 trasformatori. Gestiscono da soli il 40% del mercato. Il coniglio italiano “è aggredito da importazioni massicce e sottocosto da Francia e Spagna, oltre che dalla Cina – ha sottolineato il presidente di Associazione coniglio italiano, Zeno Roma -. Per difenderci abbiamo scelto le strade dell’aggregazione di tutti i soggetti della filiera e della trasparenza. Marchio, indicazione dell’origine della materia prima e tracciabilità dovranno apparire anche nelle etichette del coniglio”.

Alla presentazione del nuovo marchio era presente anche la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani. Il Friuli è la seconda regione italiana per allevamento di conigli, anche grazie al lavoro di piccole aziende a gestione familiare.

(di Michela Nana/ANSA)