Addio alla Dust Lady, donna simbolo dell’11 settembre

Marcy Borders, 38 anni di Bayonne, New Jersey, coperta di polvere mentre cerca riparo in un ufficio dopo il primo crollo alle torri del World Trade Center l'11 settembre 2001. ANSA / STAN HONDA
Marcy Borders, 38 anni di Bayonne, New Jersey, coperta di polvere mentre cerca riparo in un ufficio dopo il primo crollo alle torri del World Trade Center l'11 settembre 2001.  ANSA / STAN HONDA
Marcy Borders, 38 anni di Bayonne, New Jersey, coperta di polvere mentre cerca riparo in un ufficio dopo il primo crollo alle torri del World Trade Center l’11 settembre 2001. ANSA / STAN HONDA

NEW YORK. – La sua immagine è nota in tutto il mondo, un’icona, divenuta uno dei simboli più forti della tragedia dell’11 settembre 2001: una ragazza spaurita, completamente ricoperta di cenere e lo sguardo perso nel vuoto che vaga come un fantasma all’uscita di una delle Twin Towers. Per questo Marcy Borders, che allora aveva 28 anni, è passata alla storia come “The Dust Lady”. Ed è stata molto probabilmente quella polvere mista a veleni, penetrata a fondo nei suoi polmoni, ad ucciderla 14 anni dopo, a stroncare la sua vita a soli 42 anni, causandole un cancro allo stomaco. Difficile pensare a un caso. Anche perchè le persone uccise dal tumore e che quel tragico giorno si trovavano nell’area di Ground Zero – a partire dai superstiti e dagli uomini dei soccorsi – sono oltre mille. Ma, pur non essendoci numeri certi, si arriva a oltre 4.000 casi di cancro potenzialmente collegati con la nuvola di cenere che l’11 settembre 2001 avvolse non solo l’area di Lower Manhattan ma gran parte del cuore di New York.

Marcy, afroamericana, si è spenta in un ospedale di Bayonne, in New Jersey. Pur avendo avuto la fortuna di sopravvivere nell’immediato alla tragedia, aveva comunque già pagato un tributo carissimo. La sua vita da quel giorno era stata stravolta, minata dalla depressione e dalla dipendenza dall’alcol. Non aveva mai più lavorato. E dire che era stata assunta appena un mese prima quell’11 settembre.

Era felice. Lavorava nell’ufficio di Bank of America situato all’81/o piano della Torre nord delle Twin Towers, la prima ad essere colpita dall’aereo dei dirottatori di al Qaeda. A salvarla era stata la sua caparbietà: disobbedendo agli ordini dei superiori che invitavano tutti alla calma e decidendo invece di fuggire a rotta di collo per le scale. E fu proprio quando giunse al piano terra, col fiato in gola, che il fotografo dell’Afp Stan Honda l’ha immortalata nel celebre scatto. Scatto poi pubblicato su Time insieme alle altre foto simbolo del disastro.

Poco tempo fa, parlando della sua malattia manifestatasi proprio quando la vita cominciava a sorriderle di nuovo, aveva detto in un’intervista di non avere dubbi sulla causa del suo cancro, nonostante qualcuno continuasse a sostenere la mancanza di prove di un collegamento con la tragedia dell’11 settembre. “La mia mamma ha combattuto una battaglia straordinaria”, ha raccontato al New York Post la figlia Noelle. “Non solo è la ‘Dust Lady’, ma è la mia eroina e vivrà per sempre attraverso me”.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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