Borse: rimbalzo non basta, la Cina fa ancora paura

The German stock index DAX is displayed on a board when the DAX went up close to 10,000 points again at the stock market in Frankfurt, Germany, Tuesday, Aug. 25, 2015. (ANSA/AP Photo/Michael Probst)
The German stock index DAX is displayed on a board when the DAX went up close to 10,000 points again at the stock market in Frankfurt, Germany, Tuesday, Aug. 25, 2015. (ANSA/AP Photo/Michael Probst)
The German stock index DAX is displayed on a board when the DAX went up close to 10,000 points again at the stock market in Frankfurt, Germany, Tuesday, Aug. 25, 2015. (ANSA/AP Photo/Michael Probst)

MILANO. – Il maxi rimbalzo dei mercati scattato dopo il nuovo taglio dei tassi d’interesse in Cina non basta a far cambiare rotta alle Borse europee. Per i mercati del Vecchio Continente è stata infatti un’altra seduta all’insegna dell’incertezza e delle vendite: l’indice Stoxx 600, che riassume l’andamento dei principali listini targati Ue, ha registrato una flessione dell’1,75% con Parigi e Londra tra le peggiori (entrambe -1,4%), mentre Milano ha perso lo 0,81%; in rosso anche Francoforte (-1,29%), mentre ha chiuso pressoché invariata Atene (+0,1%). Il film della giornata è stato a zig-zag per la maggior parte dei mercati.

A partire dalla Cina che non è riuscita nel tentativo di rimonta: l’indice Shanghai Composite ha chiuso in calo dell’1,27%, mentre ha fatto decisamente peggio Shenzhen (-3,05%). A nulla sono servite la chiusura positiva di Tokyo (+3,2) e l’avvio sprint di Wall Street, che in apertura guadagnava oltre due punti percentuali, sulla scia del dato sui beni durevoli sopra le attese e alla maxi-acquisizione da 14,8 miliardi di dollari nel settore petrolifero di Cameron International da parte di Schumberger. “La svalutazione in Cina preoccupa gli investitori e i dati economici sono ancora in tensione”, ha detto un analista interpellato da Bloomberg.

“A tutto questo si aggiunge poi il forte calo delle materie prime e in particolare del petrolio”. Le quotazioni del greggio viaggiano ancora sotto la soglia dei 40 dollari al barile, anche se in giornata l’oro nero ha aperto in sensibile rialzo a New York (+0,7% a 39,60 dollari al barile). Il crollo dei mercati globali innescato dalla Cina con la svalutazione dello yuan lo scorso 11 agosto ha registrato una nuova accelerazione dall’inizio di questa settimana. L’indice europeo Stoxx 600 è caduto di ben 11 punti percentuali da inizio agosto. Di questo passo il mese potrebbe entrare negli annali come il peggiore dal 2008. “I timori di un rallentamento globale stanno aumentando ma appaiono esagerati”, ha detto Christian Stocker, strategist di UniCredit Bank.

“I mercati europei hanno perso il 12% in quattro giorni. Questo risultato non si basa su valori fondamentali, ma soltanto sul sentiment degli investitori. Non abbiamo indicazioni per una recessione o una nuova crisi finanziaria. I mercati azionari appaiono estremamente venduti e quindi come un’occasione per gli investitori di intervenire di nuovo nel medio termine”. Tornando su Piazza Affari la seduta è stata condizionata soprattutto dalla flessione dell’Eni. Il titolo del Cane a sei zampe ha perso il 2,39%, trascinando al ribasso l’intero mercato.

A mantenersi in positivo soltanto pochi titoli, tra cui Saipem (+4,96%) e Tenaris (+0,78%), che hanno beneficiato dell’effetto fusione Cameron-Schumberger. Sul fronte dei titoli di Stato il Tesoro ha venduto tutti i 3 miliardi di Ctz, scadenza 2017, con tassi in calo allo 0,166%. Stabile lo spread sul bund tedesco che ha chiuso a 127,1 punti base.

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