Renzi lancia il manifesto d’autunno

Renzi lancia il manifesto d'autunno
Renzi lancia il manifesto d'autunno
Renzi lancia il manifesto d’autunno

ROMA. – “La rivoluzione non è un pranzo di gala, no?”. A testa bassa verso il cambiamento, citando Mao Tse Tung, Matteo Renzi si rimette i panni del rottamatore. Forte di “indici di fiducia e consumi che tornano a crescere” e di “nuovi dati positivi” in arrivo, come ogni italiano di ritorno dalle ferie il premier stila l’elenco delle sue priorità per la ripresa, in una lunga intervista al Corriere della Sera: riforma del Senato, unioni civili, emergenza migranti, rapporti con la minoranza dem e con le opposizioni.

La rivoluzione, diceva Mao, non è un’opera letteraria, un disegno, un ricamo, da fare con garbo, cortesia, riguardo, magnanimità. Perciò il premier si promuove per le cose fatte (“finalmente” cresciamo come Francia e Germania) ed usa toni perentori per quelle da fare. Pugno di ferro in guanto di velluto sul Senato: “Non vedo nessun rischio” di crisi di governo, “se vogliamo fare una forzatura sul testo uscito dalla Camera i numeri ci sono, come sempre ci sono stati”: sulla legge elettorale, sulla scuola, sulla Rai, sul Quirinale. E non esiste imbarazzo ad usare i voti di Denis Verdini: “ha già votato le riforme al primo giro”, mentre “la mia minoranza firma gli emendamenti con Calderoli e Salvini, Grillo e Brunetta”. Poi un piccolo spiraglio: sul Senato elettivo chiesto dalla sinistra Pd “una soluzione si può trovare”, “basta che non sia la scusa per ricominciare sempre da capo”.

Sulle unioni civili, porta in faccia ai fedelissimi alleati di Ap: “Le unioni civili si faranno. Punto”. “Anche qui ci sono i numeri per una forzatura ma spero di trovare un punto d’intesa ampio”, apre appena appena Renzi, per poi subito definire “molto corretto” il richiamo alla famiglia visto come fumo negli occhi da alfaniani e Chiesa.

Quanto all’emergenza migranti, il premier rivendica di aver giustamente preteso in Europa una gestione dei flussi non solo italiana. E oggi chiede “una politica di immigrazione europea, con un diritto di asilo europeo. Andremmo negli Stati di provenienza per valutare le richieste di asilo, evitando i viaggi della morte, gestiremmo insieme anche i rimpatri”.

Poche righe per liquidare Silvio Berlusconi (“un giorno vuole il Nazareno bis, un giorno le elezioni anticipate”) e il leader leghista Matteo Salvini (“L’Italia è in movimento, altro che ferma. Con buona pace di Salvini che organizza manifestazioni per bloccarla. Voglio vedere quanti imprenditori del Nord-est fermeranno le aziende per la sua serrata”). E avanti con il cambiamento “iniziato alla Leopolda”.

“Il mio obiettivo non è stare simpatico”, taglia corto Renzi per ricordare, anche a sé stesso, di essere “un ragazzo di provincia che a meno di quarant’anni è stato chiamato, con altri, a cambiare il sistema politico considerato più gerontocratico nell’intero occidente”. Subito fuori tre sassi dalla scarpa. “Oggi siamo al paradosso che chi a sinistra ha ucciso l’Ulivo, segandone i rami e promuovendo convegni come Gargonza per rilevarne l’insufficienza, si erga a paladino dell’ulivismo”: Massimo D’Alema, con le sue critiche di fine estate, è servito.

Poi tocca a Romano Prodi, che ha punzecchiato il premier per l’annuncio via Twitter sulla riduzione delle tasse. “Io le tasse le ho abbassate sul serio. Mi riferisco innanzitutto agli 80 euro; Prodi forse non lo ricorda perchè non rientra nella categoria, ma chi guadagna meno di 1500 euro al mese se ne è accorto”. A ruota la conferma che azzererà Tasi e Imu, quindi sarà la volta di Ires ed Irpef, mentre non toccherà le pensioni, neppure le più alte.

Infine: Letta candidato contro Renzi, magari da D’Alema e Bersani, nel 2017? “Non mi risulta, per me sarebbe molto divertente, potremmo confrontare i risultati dei rispettivi governi”, ironizza il premier. Del resto la rivoluzione, diceva Mao nella citazione scelta da Renzi, è un’insurrezione, un atto di violenza con il quale una classe ne rovescia un’altra.

(di Milena Di Mauro/ANSA)