Opec in campo e il petrolio vola

Pump jacks and wells are seen in an oil field on the Monterey Shale formation where gas and oil extraction using hydraulic fracturing, or fracking, is on the verge of a boom on March 23, 2014 near McKittrick, California.
Pump jacks and wells are seen in an oil field on the Monterey Shale formation where gas and oil extraction using hydraulic fracturing, or fracking, is on the verge of a boom on March 23, 2014 near McKittrick, California.
Pump jacks and wells are seen in an oil field on the Monterey Shale formation where gas and oil extraction using hydraulic fracturing, or fracking, is on the verge of a boom on March 23, 2014 near McKittrick, California.

ROMA. – L’inflazione europea resta al palo anche in agosto e per la Bce, che ormai da mesi si adopera per veder risalire i prezzi verso il target ideale, le sfide si fanno più consistenti. Di ritorno dalla breve pausa estiva, nella riunione del consiglio direttivo che si terrà giovedì il presidente Mario Draghi e i governatori delle banche centrali dell’eurozona si troveranno a dover affrontare le ultime evoluzioni della congiuntura internazionale e dei mercati finanziari.

Inevitabile, dunque, che gli occhi saranno puntati sullo scossone provocato dalla Cina e sul livello dei prezzi al consumo nel vecchio continente, che rischiano di subire un nuovo scossone dal secco rimbalzo del petrolio, che, dopo essere sceso ai minimi degli ultimi sei anni, in tre sedute consecutive ha messo a segno il maggior rialzo dal 1990, con un +27% visto per l’ultima volta appunto 25 anni fa, quando l’Iraq invase il Kuwait. Il motivo risiede principalmente nell’apertura dell’Opec, che si è dichiarata pronta a trattare con gli altri produttori globali per ottenere “prezzi equi” del greggio: il mercato ora scommette su un taglio della produzione di greggio da parte dei Paesi Opec e degli altri big, come Russia e Venezuela, dopo che anche gli Stati Uniti hanno ridotto le loro stime di produzione.

Secondo la prima stima flash di Eurostat, l’inflazione dell’Eurozona è rimasta stabile allo 0,2%, lo stesso livello di luglio. Gli analisti si attendevano un livello ancora più basso, pari allo 0,1%. A frenare l’aumento dei prezzi del mese scorso è stato nuovamente il calo di quelli dei prodotti energetici, che in agosto hanno registrato una flessione su base annuale del 7,1%, dopo un calo del 5,6% in luglio. In aumento, invece, sono risultati i prezzi del comparto alimentazione, bevande alcoliche e tabacchi (+1,2% contro +0,9% in luglio), e quelli dei servizi (+1,2%), mentre i beni industriali sono saliti dello 0,6% (+0,4% in luglio). L’inflazione core si è attestata all’1%.

Sulla scia dell’Eurozona, anche in Italia il carovita di agosto è rimasto fermo per il terzo mese consecutivo allo 0,2%. secondo quanto ha annunciato l’Istat, l’inflazione italiana è rimasta stabile per la maggior parte dei prodotti e i pochi movimenti registrati tendono a compensarsi tra loro. Tra questi, l’Istat segnala l’ulteriore caduta dei prezzi degli energetici non regolamentati (-10,4% sull’anno, da -8,7% di luglio), la flessione dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti(-0,1%, da +0,7% del mese precedente) e la ripresa di quelli dei servizi relativi alle comunicazioni (+1,4%, da -0,3% di luglio).

Giovedì spetterà dunque ai banchieri centrali riuniti nell’Eurotower valutare la situazione e decidere il messaggio da dare ai mercati e che azioni intraprendere. La Bce sta infatti comprando titoli per cercar di combattere un’inflazione sottotono ormai da tempo e ancora decisamente al di sotto del target del 2% fissato dalla stessa Bce. Alla luce del rallentamento dell’economia cinese e del calo dei prezzi del petrolio, proprio la settimana scorsa il capo economista della Banca centrale europea Peter Praet ha detto che la sfida è diventata più dura e che la Bce è pronta a fare di più se necessario.

D’altra parte i timori di un rallentamento della locomotiva cinese, che hanno innescato il panico sui mercati finanziari mondiali, e il pesante calo delle materie prime ed in particolare del petrolio, sprofondato ai minimi degli ultimi sei anni sotto i 40 dollari al barile (anche se ora è di nuovo affacciato a quota 50), hanno peggiorato le prospettive d’inflazione nell’Eurozona. Sempre la settimana scorsa, anche il vicepresidente della Bce Vitor Constancio ha sottolineato che il piano di acquisti di bond garantisce abbastanza flessibilità, in termini di importo, composizione e durata e potrebbe dunque andare avanti ben oltre la sua naturale scadenza per centrare l’obiettivo di far risalire l’inflazione vicino ma sotto al 2%. Attraverso il Quantitative easing la Banca Centrale sta rastrellando titoli al ritmo di 60 miliardi di euro al mese e lo farà almeno fino a settembre 2016.

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