In un paese della Calabria, serenità e integrazione dei migranti

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ACQUAFORMOSA (COSENZA). – Ad Acquaformosa, piccolo comune di 1.100 abitanti, nel cuore del Parco del Pollino, i migranti che arrivano attraverso i progetti di accoglienza vivono in serenità e sono perfettamente integrati. E’ il caso, ad esempio, di due bambini di sette e quattro anni, nati da una coppia di nigeriani che, giunti come profughi negli anni scorsi, vivono in pianta stabile nella cittadina calabrese. Dal 2010, anno in cui l’amministrazione di Acquaformosa decise di aderire alla rete dello Sprar ed avviare i progetti di accoglienza, nel comune cosentino sono passati oltre seicento migranti. Nelle settimane scorse è stato organizzato anche il Festival delle migrazioni che ha coinvolto centinaia di persone.

Il vice sindaco di Acquaformosa con delega all’accoglienza, Giovanni Manoccio, in passato ha ricoperto l’incarico di primo cittadino promuovendo progetti ed idee in favore dei migranti. Manoccio è anche il promotore di una serie di iniziative contro la Lega Nord. Quando era sindaco il consiglio comunale approvò la delibera con la quale Acquaformosa è diventato Comune deleghistizzato con il varo di un apposito decalogo.

In cinque anni sono passati oltre seicento migranti. “Nel nostro comune – afferma Manoccio – ci sono migranti che vivono in serenità e che sono pienamente integrati nel nostro tessuto sociale. Per noi i migranti sono una risorsa e con loro c’è un vero e proprio mutuo soccorso. Grazie ai bambini stranieri riusciamo a mantenere in piedi le classi scolastiche”. Attraverso i progetti di accoglienza hanno trovato lavoro dodici giovani laureati e 18 donne che svolgono attività di mediazione culturale, linguistica e sanitaria.

Per l’accoglienza il Comune ha messo a disposizione un vecchio asilo nido riqualificato e sono stati affittati otto appartamenti privati. “Da noi – ha aggiunto l’assessore – non c’è nessuna speculazione economica perché i migranti vivono in piena sintonia con le persone residenti. Ma c’è di più. Due bambini, nati da una coppia nigeriana, si sentono a pieno titolo italiani”. La coppia di nigeriani è giunta negli anni scorsi in Italia come profughi ed ora vivono e lavorano ad Acquaformosa come mediatori culturali.

“L’atrocità delle nostre leggi – ha concluso Manoccio – fa in modo che i figli di questa coppia nati in Italia, se non passerà lo Ius Soli, rischieranno di restare per sempre stranieri in un Paese che loro sentono proprio”.

(di Massimo Lapenda/ANSA)

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