Allarme Pentagono, la crisi dei migranti durerà 20 anni

Migrants walk out of Budapest, Hungary, Friday, Sept. 4, 2015. Over 150,000 people seeking to enter Europe have reached Hungary this year, most coming through the southern border with Serbia, and many apply for asylum but quickly try to leave for richer EU countries. (ANSA/AP Photo/Frank Augstein)
Migrants walk out of Budapest, Hungary, Friday, Sept. 4, 2015. Over 150,000 people seeking to enter Europe have reached Hungary this year, most coming through the southern border with Serbia, and many apply for asylum but quickly try to leave for richer EU countries. (ANSA/AP Photo/Frank Augstein)
Migrants walk out of Budapest, Hungary, Friday, Sept. 4, 2015. Over 150,000 people seeking to enter Europe have reached Hungary this year, most coming through the southern border with Serbia, and many apply for asylum but quickly try to leave for richer EU countries. (ANSA/AP Photo/Frank Augstein)

NEW YORK. – Per le agenzie di law enforcement è un business criminale di miliardi. Per il Pentagono è una preoccupazione per le ripercussioni sulla sicurezza globale e andrà gestito per i prossimi venti anni. “E’ un problema enorme, il più importante che abbiamo affrontato nelle discussioni degli ultimi mesi con i colleghi Nato”, ha detto il capo degli stati maggiori Usa, generale Martin Dempsey.

Dempsey, in un’intervista alla Abc che andrà in onda domenica ma di cui la rete ha anticipato stralci, ha ipotizzato che la foto del piccolo Alyan, il bimbo siriano morto sulla spiaggia di Bodrum, avrà un impatto decisivo sull’opinione pubblica: “Come l’attacco al mercato di Sarajevo che nel 1995 portò all’intervento Nato in Bosnia”. Il capo delle forze armate Usa ha parlato di “un problema generazionale” che l’Alleanza “deve prepararsi a gestire per i prossimi 20 anni”.

Sessanta milioni di persone in fuga, ogni giorno 42 famiglie: Dempsey ha detto che le implicazioni della rottura dei legami familiari tra profughi costituiscono un problema che impegnerà i futuri leader del mondo per decenni. Che si tratti di un fenomeno destinato a durare lo dicono i numeri record e il fatto che le crisi alla radice non accennano a risolversi. Sono questi numeri che alimentano un business da capogiro che, soltanto lungo la rotta balcanica, è arrivato a battere per incassi quello del “tradizionale” contrabbando di armi e droga.

Camion che in passato venivano usati per trasportare illegalmente sigarette vengono ora destinati al più lucroso, e ben più fragile, trasporto di disperati, nota oggi il Washington Post che pubblica, sulla base di dati Europol, un “tariffario della speranza”. Dai mille-duemila dollari del passaggio da Bodrum a Kos, ai 900-4.000 per raggiungere Lampedusa dalla Libia, ai diecimila per la rotta di terra attraverso i Balcani.

Oggi un migrante può accedere sui social network a un vasto menù di servizi: dal gommone al jet privato da Istanbul alla Svezia. Le offerte sono reclamizzate spesso apertamente su Facebook. “Le reti che in passato vedevamo coinvolte nel traffico di droga sono passate adesso a contrabbandare persone”, ha detto al quotidiano della capitale Usa Robert Crepinko, capo dell’unità criminalità organizzata di Europol: “E i numeri delle attività criminali crescono con la stessa velocità del numero dei migranti illegali”.

(di Alessandra Baldini/ANSA)

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