Papa: riforma del processo per nullità matrimoni

Una foto di archivio mostra lo scambio degli anelli durante una cerimonia nuziale. ANSA / CRISTOFANI
Una foto di archivio mostra lo scambio degli anelli durante una cerimonia nuziale. ANSA / CRISTOFANI
Una foto di archivio mostra lo scambio degli anelli durante una cerimonia nuziale.
ANSA / CRISTOFANI

CITTA’ DEL VATICANO. – Celerità dei processi, non solo per l’introduzione di un processo breve, ma per lo snellimento di procedure che velocizza anche quello ordinario. Centralità del ruolo dei vescovi, nel segno della collegialità e in dialogo con le conferenze episcopali. Una “conversione delle strutture ecclesiali” per il servizio alle famiglie ferite, povere tra i poveri. Insistenza sul carattere il più possibile gratuito dei processi. Per questi elementi estremamente innovatori, la riforma dei processi canonici circa la dichiarazione di nullità dei matrimoni pubblicata ieri è un tassello fondamentale nella intera riforma della Chiesa avviata da papa Francesco. E fa presumere altre innovazioni per le famiglie ferite – nei campi legislativo e pastorale – da realizzare dialogando con il sinodo dei vescovi sulla famiglia che comincerà fra neppure un mese.

Il Papa nel documento dichiara di non voler “favorire la nullità dei matrimoni, ma la celerità dei processi”, e ovviamente non cancella la indissolubilità del matrimonio validamente contratto. La celerità è effettivamente raggiunta: un processo breve, con i tempi previsti per istruttoria e sentenza, potrebbe concludersi nel giro di pochi mesi; e lo snellimento delle procedure di quello ordinario – tra cui l’abolizione della ‘doppia conforme’ e una stretta sulla ammissibilità degli appelli – dovrebbe rendere possibile i tempi già richiesti per questo.

“Una causa – ha ricordato il decano della Rota mons. Vito Pinto – dovrebbe oggi durare un anno in prima istanza e sei mesi in seconda, ma nella realtà durano non meno di due e forse cinque o forse dieci anni, in tribunali di prima e seconda istanza”. Il processo breve per poter essere celebrato richiederà il consenso delle parti e che il vescovo riscontri attraverso testimonianze e documenti, la “manifesta nullità”.

Tra le “circostanze” di manifesta nullità, le nuove norme annoverano anche la “mancanza di fede che può generare la simulazione del consenso”, che apre alla problematica studiata da Benedetto XVI dai tempi in cui non era ancora papa, e raccoglie la 40.ma proposizione del sinodo dei vescovi del 2005. Un sacramento in cui manca la fede è difficile che sia un sacramento, constatava papa Ratzinger. Constatazione che aprirebbe alla dichiarazione di nullità per molti matrimoni celebrati per scelta familiare e sociale, senza una fede certa dei coniugi, o di uno dei due.

Se la accelerazione dei tempi colpisce subito, non meno rilevante è la valorizzazione che il Papa vuole realizzare del ruolo del vescovo. Bergoglio chiede che sia nelle grandi che nelle piccole diocesi il vescovo “non lasci completamente delegata agli uffici di curia la funzione giudiziaria in materia matrimoniale”, “affinché sia formalmente tradotto in pratica l’insegnamento del Concilio”. Di fatto il vescovo diventa l’anima del processo breve. Inoltre il Papa considera il fatto che i vescovi assumano in prima persona la “funzione giudiziaria in materia matrimoniale” un “segno di conversione delle strutture ecclesiastiche”, e raccomanda che tale conversione sia “condivisa” dalle Conferenze episcopali, che devono rispettare “assolutamente il diritto dei vescovi di organizzare la potestà giudiziale nella propria Chiesa particolare”.

La riforma è nata dal dialogo con il sinodo dei vescovi dello scorso autunno, e frutto del lavoro di un anno di una commissione di esperti, e ciò dovrebbe favorirne l’accoglimento da parte di tutta la Chiesa e una implementazione efficace. Si compone di due motu proprio, – “Mitis Iudex Dominus Iesus”, che cambia il codice di diritto canonico, e “Mitis et misericors Iesus” che modifica il codice dei canoni delle Chiese orientali, – di cui il primo modifica integralmente il Libro VII del Codice di diritto canonico, Parte III, Titolo I, Capitolo I. Le nuove norme, anche qui con grandissima rapidità, entrano in vigore il prossimo 8 dicembre, quando si apre il giubileo della misericordia.

(Giovanna Chirri/Ansa)