Riforme, Senato elettivo della discordia

Pierluigi Bersani questa sera alla festa dell'Unit?? in corso di svolgimento a Milano, 3 settembre 2015. ANSA / MATTEO BAZZI
Pierluigi Bersani questa sera alla festa dell'Unit?? in corso di svolgimento a Milano, 3 settembre 2015. ANSA / MATTEO BAZZI
Pierluigi Bersani questa sera alla festa dell’Unit?? in corso di svolgimento a Milano, 3 settembre 2015.
ANSA / MATTEO BAZZI

ROMA – La mediazione partirà ufficialmente oggi anche se ieri Lorenzo Guerini e Pier Luigi Bersani sono stati visti parlarsi in Aula. E’ anche per evitare di accendere gli animi in un momento così delicato che i renziani escludono per ora l’intenzione di mettere la fiducia sull’art.2 del ddl Boschi.

“La ripresa, come dimostrano i dati sui consumi, è ripartita. Tutti sono davanti ad un bivio ed ognuno deve assumersi le sue responsabilità” è il messaggio che il vertice Pd recapita sia alla sinistra sia al presidente di Palazzo Madama Pietro Grasso che, suo malgrado, potrebbe diventare l’ago della bilancia sull’iter della riforma del Senato.

Tra maggioranza e minoranza c’è un reciproco apprezzamento dei toni usati nell’assemblea. Ma, al di là del fair play, le distanze nel Pd restano. Renzi è disponibile ad allargare le competenze del futuro Senato ma non ha intenzione di riaprire la discussione sull’elettività dei futuri senatori, punto che la minoranza ritiene imprescindibile. Al di là dell’inserimento, con una legge ordinaria o nell’art.10, del listino dei futuri senatori nelle elezioni regionali.

– Con il richiamo alla lealtà e alla responsabilità – spiega un fedelissimo del leader Pd – Renzi ha fatto capire che le decisioni sono politiche: o si sceglie di stare dentro un partito e dentro un governo o ognuno decida la strada da prendere.

Se nei prossimi giorni non si troverà una mediazione, il primo che si troverà davanti ad un bivio sarà Pietro Grasso. Perchè, a quanto si apprende, il Pd dovrebbe avviare i lavori in commissione con l’obiettivo di far dichiarare, ancora una volta, dalla presidente Anna Finocchiaro inammissibili gli emendamenti all’art. 2. A quel punto la riforma, saltando la votazione in commissione, sarebbe mandata direttamente in Aula dove Grasso, per accogliere la richiesta di minoranza e opposizioni, dovrebbe pubblicamente contraddire Finocchiaro.

Ma c’è anche chi, non solo nella maggioranza, spera che il presidente di Palazzo Madama tolga a tutti le castagne dal fuoco, decidendo di non accogliere gli emendamenti all’art.2. Perchè l’intenzione di Pier Luigi Bersani di trovare un accordo è autentica così come la volontà del Pd di evitare una frattura irreversibile nel partito. Ier, come già la scorsa settimana alla Festa del Pd, Lorenzo Guerini e Pier Luigi Bersani si sono parlati alla Camera. Un incontro ancora interlocutorio ma che dimostra la ricerca comune di una soluzione.

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