Flusso record di migranti. L’Austria blocca i treni dall’Ungheria

Migrants, mainly from Syria, wait to board a train for Sweden, at Padborg station, Denmark, 10 September 2015. Danish police said 10 September they would not block migrants and refugees wanting to transit to Sweden, while some train services between Denmark and Germany resumed. EPA/CLAUS FISKER DENMARK OUT
Migrants, mainly from Syria, wait to board a train for Sweden, at Padborg station, Denmark, 10 September 2015. Danish police said 10 September they would not block migrants and refugees wanting to transit to Sweden, while some train services between Denmark and Germany resumed.  EPA/CLAUS FISKER DENMARK OUT
Migrants, mainly from Syria, wait to board a train for Sweden, at Padborg station, Denmark, 10 September 2015. Danish police said 10 September they would not block migrants and refugees wanting to transit to Sweden, while some train services between Denmark and Germany resumed. EPA/CLAUS FISKER DENMARK OUT

BRUXELLES. – Sono decine di migliaia i profughi che attraversano l’Europa in cerca di protezione. A piedi, a bordo di treni, o sui bus, famiglie intere hanno sfidato barriere e piogge torrenziali, per raggiungere le loro terre promesse. Ma di fronte ai numeri record in arrivo, l’Austria ha sospeso tutti i collegamenti con l’Ungheria, e Skopje sta valutando di costruire una barriera al confine con la Grecia, come Budapest ha già fatto con la Serbia. E mentre il premier ungherese Viktor Orban sta preparando una nuova stretta contro i rifugiati, la Danimarca ha ripristinato i treni con la Germania, facendo sapere che non ostacolerà il passaggio dei migranti diretti in Svezia. E gli Usa si sono detti pronti ad accogliere 10mila profughi siriani nel prossimo anno.

Intanto nell’Unione europea si cerca un accordo sulle quote obbligatorie per i ricollocamenti intra-Ue proposto da Jean Claude Juncker, in vista del consiglio Affari interni dei 28 di lunedì. L’intesa, dopo il sostegno dell’Europarlamento e l’appoggio convinto di Parigi e Berlino, appare più vicina e lo zoccolo duro dei falchi dell’Est sembra aver perso uno dei suoi elementi principali: la Polonia, secondo fonti comunitarie, sarebbe pronta ad accettare il sistema europeo di distribuzione per quote. Domani Jean Asselborn, in qualità di rappresentante della presidenza di turno della Ue, ed il ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier si riuniranno a Praga con i loro omologhi del cosiddetto ‘gruppo di Visegrad’ (Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia e Ungheria), tra i più contrari all’iniziativa della Commissione per cercare di convincerli. D’altra parte anche Bucarest ha ribadito la sua netta opposizione ad accogliere richiedenti asilo da altri Paesi Ue: di fatto con Sofia potrebbe voler negoziare il proprio ok al piano di Bruxelles in cambio dell’ingresso nello spazio Schengen, bloccato da anni per il veto di Germania e Olanda.

Tra le varie leve che l’esecutivo europeo potrebbe decidere di manovrare per vincere le resistenze, anche la flessibilità al Patto di stabilità per le spese per profughi e migranti, sostenute dalle autorità nazionali. Ufficialmente resta però una questione tutta da valutare e sulla quale per il momento Bruxelles non “vuole speculare”. Sul fronte italiano, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha ribadito la necessità di cambiare il regolamento di Dublino: “Per difendere” questa “trincea, rischiamo di perdere Schengen”, ha spiegato. Mentre il capo del Viminale Angelino Alfano si è dichiarato “soddisfatto della virata europea” nella gestione della crisi dei migranti “che ha isolato i razzisti” pur insistendo sulla necessità di una “gestione comunitaria dei rimpatri”.

Ma le cifre sono da esodo. Al confine serbo-ungherese, sotto una pioggia battente, si è ulteriormente intensificato, il flusso record di migranti e profughi: cercano in tutti i modi di entrare in Ungheria prima del 15 settembre, quando nel Paese entreranno in vigore norme più severe, che prevedono anche pene detentive per chi passa illegalmente la frontiera. Altre migliaia si preparano a entrare in Macedonia dalla Grecia, dopo che le autorità di Atene sono riuscite a registrare circa 17mila migranti che si trovavano sull’isola di Lesbo permettendogli di proseguire il loro viaggio in Europa. Anche qui famiglie intere sono in fila sotto un cielo inclemente.

Le moltitudini sono dirette in Germania, Svezia e altri Paesi del nord Europa. Angela Merkel è diventata la loro eroina: durante la visita ad un centro di accoglienza alla periferia di Berlino è stata accolta da calorosi applausi e in molti hanno voluto scattare dei selfie in compagnia della cancelliera tedesca, che ormai incarna il volto solidale dell’Europa. A dare una mano agli europei è giunto da Washington l’annuncio della Casa Bianca: gli Usa sono pronti ad aumentare il loro impegno, fino a considerare di accogliere 10mila migranti siriani nel prossimo anno, ha riferito il portavoce Josh Earnest. Sui migranti in fuga, l’Isis ha scagliato il suo anatema: chi decide “volontariamente di abbandonare Darul-Islam (la casa dell’Islam) per recarsi nelle terre degli infedeli compie un grave e pericoloso peccato e mette a rischio la vita e le anime dei figli”, hanno messo in guardia i jihadisti.

(di Patrizia Antonini)/ANSA)

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