Renzi sfida il presidente del Senato Grasso sull’art. 2

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ROMA. – Mentre nel Pd sembra allontanarsi l’accordo sull’art. 2 del ddl Boschi, sembra avvicinarsi il momento in cui il presidente del Senato Pietro Grasso sarà chiamato a decidere. “Tocca a lui decidere, come si possa cambiare idea per la terza volta è un problema che riguarda il presidente del Senato”, è la sfida che Matteo Renzi lancia a Grasso, escludendo cambiamenti di rotta.

Il premier, che ha incontrato il presidente Sergio Mattarella e poi Pier Carlo Padoan, va avanti sulle riforme e sulla legge di stabilità, che sale a 27 miliardi e si baserà su una stima di crescita al rialzo dello 0,9. Indifferente alle polemiche “populiste” sull’uso del volo di Stato per andare a vedere la finale italiana agli Us Open, Renzi vede solo “l’impresa straordinaria” delle due tenniste pugliesi e invita a guardare “ai costi di Palazzo Chigi prima e dopo la cura”.

Lui, in realtà, è già oltre le critiche e gli attacchi. All’ora di pranzo, ha incontrato il Capo dello Stato Sergio Mattarella per un punto sull’agenda al rientro dalla pausa estiva che, si immagina, avrà avuto come piatto forte l’economia e le riforme istituzionali ma anche l’emergenza profughi e le difficoltà di una Ue che “su questo tema – sostiene Renzi – non ho mai visto unita”. Sul ddl Boschi, il premier ha un unico e chiaro obiettivo, che “la riforma passi”. Escludendo intese al ribasso con la minoranza dem ma anche con gli alleati e l’opposizione che chiedono modifiche all’Italicum. “E’ stato approvato 5 mesi fa, si chieda a loro perchè hanno cambiato idea”, taglia corto Renzi.

Se il governo non cambia posizione, a breve il cerino sull’emendabilità dell’art.2 passerà in mano a Grasso. “Per me il punto chiave è che si arrivi al Senato delle autonomie, già votato in doppia conforme, e si facciano risparmi, come si possa cambiare idea per la terza volta è un problema che riguarda il presidente del Senato”, rilancia Renzi. Che ribadisce sia l’intenzione di fare al massimo due mandati e poi di dedicarsi ad altro nella vita, sia l’intenzione di restare ora segretario del Pd “con tutto il rispetto di D’Alema e di chi mi considera un usurpatore”. D’altra parte, rivendica il leader dem, “c’è una sinistra riformista e un’altra che teorizza”, prevedendo la difficoltà del neo leader laburista Corbyn di vincere le elezioni.

Prima di approdare agli studi di Otto e mezzo, il presidente del consiglio ha visto, come ogni settimana, il ministro Pier Carlo Padoan in vista della definizione la prossima settimana del Def e entro il 15 ottobre della manovra. Il pil, annuncia Renzi confermando le indiscrezioni, sarà rivisto al rialzo allo 0,9 e all’1,4 per il 2016. Cifre che aiuteranno i margini per una manovra che, assicura Renzi, “sarà solo di tagli alle tasse”, a partire dall’abolizione della Tasi che “vale solo 3,5 miliardi”.

Una manovra di 27 miliardi nella quale senza sforare i vincoli Ue “useremo, e non del tutto, la possibilità di avere fino all’1% e più, fino a 17 miliardi di flessibilità”. E annuncia una novità finora rinviata “in attesa di una legge comunitaria”: la digital tax, dal 2017, che “vada a colpire, a far pagare le tasse nei luoghi in cui sono fatte transazioni e accordi”.

(di Cristina Ferrulli/ANSA)

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