Chi avrà il coraggio di raccogliere la sfida?

E’ accaduto negli Stati Uniti, in Argentina, in Brasile. Insomma, un po’ ovunque. Ed è parte dell’evoluzione della società, del Paese in cui si vive. Si voglia o no, è il prodotto degli anni che trascorrono inesorabilmente. Il Venezuela non ne è immune. Neanche la nostra comunità. Questa, infatti, non è più la stessa che arrivò oltre mezzo secolo fa in bastimenti stracolmi di nostalgia, amarezza e speranza; quella che con tanti sacrifici ha costruito aziende di successo e ha partecipato attivamente allo sviluppo culturale del Paese. Chi non ricorda il professore Edoardo Crema, il maestro Primo Casale o l’artista Giorgio Gori? E chi non ha visto almeno un’opera di teatro diretta da Antonio Costante?

Oggi la nostra Collettività è assai diversa. I pionieri poco a poco ci stanno lasciando e il loro posto è occupato man, mano da una generazione che si è formata nelle migliori università del mondo: a Roma, a Torino, a Parigi, a Londra, a Berlino, a Boston, a New York. Insomma, è una generazione con un valore culturale aggiunto, una ricchezza incommensurabile per il Paese. Ed è una generazione che partecipa attivamente alla vita politica, economica, sociale e culturale del Paese. E’ abituata a raccogliere le sfide, a non indietreggiare di fronte alle difficoltà. Ne ha dato esempio recentemente quando, nonostante la crisi economica, la precarietà politica e la crescente insicurezza è riuscita a organizzare i “Giochi Fedeciv”, una vera e propria Olimpiade che ci ha fatto dimenticare per alcuni giorni i problemi della quotidianità, che non sono certo pochi.

Ora la sfida per la nostra Collettività è un’altra: riscattare la Scuola Agustìn Codazzi, da sempre orgoglio degli italo-venezuelani. Lo abbiamo scritto in altre occasioni senza che mai l’attuale Giunta Direttiva o chi per lei provasse a smentirci: la nostra scuola è in crisi. E’ una crisi che, lo sappiamo, coinvolge tutti gli istituti privati del Paese. Il nostro non poteva esserne immune.

L’amministrazione del nostro istituto scolastico, per quanto meticolosa e oculata possa essere, risente evidentemente della crisi economica nazionale, dei provvedimenti presi dal Ministero “ad hoc” e della crescita delle spese alle quali non corrisponde un incremento proporzionale delle entrate. I miracoli non durano a lungo. E se non si corre ai ripari, con poche classi e sempre meno alunni è probabile che la nostra scuola, suo malgrado, debba chiudere i battenti.

Crediamo sia giunto il momento di intraprendere iniziative per riscattare la Nostra Scuola. Esempi di come poterla trasformare ve ne sono tanti, in Venezuela e all’estero. Altri istituti hanno già intrapreso iniziative che si sono dimostrate vincenti. Che dire di “La Scuola d’Italia Guglielmo Marconi” di New York? Recentemente in conversazione con il nostro Giornale la professoressa Maria Palandra, “Scholl Rector” di “La Scuola d’Italia”, ha spiegato come, grazie anche alla passione e l’impegno del ‘chairman’ del “Board of Trustees”, Stefano Acunto, sono riusciti a trasformarla, integrando il programma di studio italiano con quello americano in lingua inglese. E ora, con un nuovo “Edificio Sede”, che sarà inaugurato prossimamente, stimano per i prossimi anni un incremento progressivo degli alunni. Lo stesso ha fatto in Venezuela, con altrettanto successo, la “Unidad Educativa Escuela Humboldt”. E’ questa una proposta; una proposta che permetterebbe ai giovani di avere una più ampia e completa preparazione culturale e alla nostra Scuola un numero crescente di alunni. Idee, progetti, suggerimenti ve ne possono essere tanti. E tutti devono essere analizzati con meticolosa accuratezza; con la mente scevra da pregiudizi o atteggiamenti preconcetti.

Non entriamo nel merito della passività e dell’arroganza, come alcuni l’hanno catalogata, con cui l’attuale Giunta Direttiva sta affrontando la nuova realtà. Non crediamo sia questo il momento. Lo è, invece, per agire insieme. Si è riusciti a organizzare i ‘Giochi Fedeciv’, un’imponente manifestazione sportiva unica nel Paese. Nessuno pensava fosse possibile. Perché, oggi, non intervenire e contribuire al riscatto della nostra Scuola?

Le nostre istituzioni – leggasi Comites, Centri Italiani e Case d’Italia e Camera di Commercio, solo per nominarne alcune – hanno il dovere di aiutare la nostra scuola a superare la crisi. Non possono permettere che chiuda un’istituzione da sempre fiore all’occhiello della comunità. Dal canto loro, le istituzioni italiane in Venezuela – leggasi Ambasciata, Consolato, Istituto Italiano di Cultura – hanno la possibilità di contribuire a mantenere vivo un sogno; un sogno legato alle nostre origini, alla nostra lingua, alla nostra cultura.
Chi avrà il coraggio di raccogliere la sfida?

Mauro Bafile

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