Tensione tra Renzi e Grasso, al Senato primi voti tra proteste

Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi (dx) con il Presidente della Camera Pietro Grasso, durante la cerimonia di commemorazione del 60/o anniversario della Liberazione. Roma 25 aprile 2014. ANSA/ANGELO CARCONI
Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi (dx) con il Presidente della Camera Pietro Grasso, durante la cerimonia di commemorazione del 60/o anniversario della Liberazione. Roma 25 aprile 2014. ANSA/ANGELO CARCONI
Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi (dx) con il Presidente della Camera Pietro Grasso, durante la cerimonia di commemorazione del 60/o anniversario della Liberazione. Roma 25 aprile 2014. ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – Le riforme costituzionali superano i primi voti dell’Aula del Senato, che respinge le pregiudiziali presentate dalle opposizioni, con la minoranza del Pd che vota assieme alla maggioranza. Le opposizioni protestano, ma a segnare la giornata è il nuovo capitolo dello scontro che contrappone il premier Renzi al presidente del Senato Pietro Grasso. I primi due voti dell’aula hanno rigettato in blocco le pregiudiziali di costituzionalità presentate dall’opposizione e la richiesta di rinvio del disegno di legge in Commissione: 171 i “no” e 99 i sì, con uno spread di voti molto ampio, che ha spinto i senatori della maggioranza del Pd (Andrea Marcucci, Francesco Scalia, Francesco Verducci) a dichiararsi ottimisti.

Questa ampiezza di numeri è considerata un buon argomento per convincere almeno parte dei 28 dissidenti della minoranza Dem ad appoggiare il ddl Boschi: anche perché in aula verranno presentati alcuni emendamenti che recepiscono diverse richieste importanti non solo della minoranza del Pd, ma anche di Lega, Fi, M5s e Sel. “Una condivisione è possibile” ha detto Verducci dopo aver visto i bersaniani votare con la maggioranza.

Ad oggi però le opposizioni non fanno sconti. Roberto Calderoli continua a minacciare 10 milioni di emendamenti, e tanto il M5s (con il blog di Grillo) quanto Forza Italia (con Maurizio Gasparri e Andrea Mandelli), si sono appellati al presidente Mattarella, che però durante la fase parlamentare di una legge non può pronunciarsi. I senatori del M5s hanno anche deciso per protesta di fare un “Aventino” a tempo indeterminato in Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama.

Ma ad aggrovigliare i fili della giornata è stata la battuta riferita da un quotidiano e smentita in mattinata dal premier: quella secondo la quale Renzi, in caso di impasse, vorrebbe abrogare il Senato per farne un museo. Poche ore dopo la smentita, però, Renzi ha dato una risposta più sfumata a chi gli chiedeva se è vero che il governo, di fronte a un’eventuale decisione di Grasso di far votare gli emendamenti all’articolo 2, presenterebbe un contro-emendamento che introduce il monocameralismo e abolisce il Senato: “Se il presidente del Senato riaprirà la questione dell’articolo 2 ascolteremo le motivazioni e decideremo di conseguenza”, ha detto il premier.

Nel pomeriggio Grasso ha replicato, ma scegliendo un registro diverso: “Coltivo la remota speranza – ha detto – che la politica possa far sua la capacità di fare del confronto leale e della comprensione reciproca la modalità principale della sua azione, piuttosto che far trapelare la prospettiva che si possa fare a meno delle Istituzioni relegandole in un museo”. Il tentativo è di ricondurre il confronto sui binari della normalità. La preoccupazione di Grasso, ma anche dei capigruppo della maggioranza in Senato, è che si arrivi a uno scontro totale in Aula.

Già l’ipotesi di milioni di emendamenti (il termine scade mercoledì) bloccherebbe per una settimana i lavori solo per consentire di metterli in ordine: a rischio sarebbe la scadenza del 15 ottobre. Per questo molti si attendono una riapertura del confronto, a partire dalla Direzione del Pd convocata lunedì da Renzi per discutere di riforme.

(Giovanni Innamorati/Ansa)