Donne in pensione a 62-63 anni con tagli assegno del 10%

Una signora anziana legge una cartella dell'Inps a Pontedera in una foto d'archivio. ANSA / FRANCO SILVI
Una signora anziana legge una cartella dell'Inps a Pontedera in una foto d'archivio. ANSA / FRANCO SILVI
Una signora anziana legge una cartella dell’Inps a Pontedera in una foto d’archivio. ANSA / FRANCO SILVI

ROMA. – Uscita anticipata dal lavoro in arrivo per le donne e per quegli uomini che hanno perso il lavoro a pochi anni dalla pensione: il Governo – secondo quanto spiegato da tecnici vicini al dossier – sta valutando, per neutralizzare lo scalino in arrivo per le donne del settore privato, la possibilità di varare una nuova ”opzione donna” per chi ha 62-63 anni di età e 35 di contributi. Il taglio all’assegno sarebbe di circa il 10%, inferiore quindi alla penalizzazione attuale che prevede che l’intera pensione sia calcolata con il contributivo. Il premier, Matteo Renzi ha definito di ”buon senso” la scelta di flessibilità ribadendo l’attenzione ai conti e la necessità di recuperare nel tempo il costo aggiuntivo previsto nei primi anni dell’operazione.

In pratica l’operazione nel lungo periodo dovrebbe essere neutrale. Ma questo dovrebbe valere per il prestito pensionistico (anche questo allo studio del Governo), mentre risorse aggiuntive con tutta probabilità dovranno essere reperite per l’opzione donna. Per le donne l’anno prossimo l’età di uscita per vecchiaia aumenta di un anno e 10 mesi per le lavoratrici del settore privato (da 63 anni e 9 mesi a 65 e 7 mesi) e di un anno e 4 mesi per le autonome (da 64 anni e 9 mesi a 66 e 1 mese). Il sistema retributivo, in base al quale ora si paga ancora la maggioranza delle pensioni liquidate, non prevede penalizzazioni sull’età di uscita e quindi il Governo dovrà individuare un metodo efficace per stabilire percentuali di riduzione.

Per chi, invece, è nel sistema contributivo la penalizzazione è già insita nei coefficienti di trasformazione del montante, più bassi in età più giovani e più alti man mano che si ritarda il pensionamento. “Uscendo a 62 anni, invece che a 65 anni e sette mesi – spiega Antonietta Mundo, ex coordinatrice generale statistico attuariale dell’Inps – con il sistema retributivo fino al 2011 (dal 2012 c’è il contributivo pro quota), le penalizzazioni attuariali calcolate attraverso i nuovi coefficienti di trasformazione in rendita vigenti dal 2016 sarebbero di circa il 10,6%”.

“Stiamo lavorando – ha detto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti – sulle riforma delle pensioni. Sappiamo che c’è un aspetto da risolvere legato a uno scalino alto che blocca il turn over introdotto dalla Legge Fornero. Adesso analizziamo tutte le opzioni possibili. Ho visto che escono fantasiose anticipazioni che non c’entrano nulla col lavoro che stiamo facendo”.

Il Governo sta valutando – sempre secondo quanto spiegano i tecnici – anche un’uscita anticipata per gli uomini che perdono il lavoro a pochi anni dalla pensione. Per questi disoccupati ‘senior’ potrebbe arrivare una sorta di prestito pensionistico (si anticipa una parte della pensione che poi verrà decurtata di quanto anticipato una volta raggiunti i requisiti per l’assegno) o una ‘opzione uomo’ in linea con l’opzione donna e le penalizzazioni previste per le lavoratrici (ma in questo caso varrebbe solo per i disoccupati).

Non è escluso poi che per le situazioni di maggiore disagio arrivi una ‘pensione di solidarietà’, ovvero un ammortizzatore sociale che consenta di raggiungere l’età di vecchiaia. I sindacati non commentano le anticipazioni ma chiedono al Governo di aprire un confronto. Domani è previsto un nuovo presidio davanti al Ministero dell’Economia mentre per giovedì sono attese le audizioni dei ministri dell’Economia e del Lavoro, Pier Carlo Padoan e Giuliano Poletti e quella del presidente Inps, Tito Boeri.

”Se l’unico criterio è l’aspettativa di vita – ha detto il numero uno della Cgil, Susanna Camusso – il tema della qualità del lavoro non c’è più. Se vogliamo allora calcolare le aspettative di vita, facciamolo per mestieri e scopriremo che sono profondamente diverse tra chi stacca le cedole e chi sta all’altoforno”. ”Il governo ci convochi – ha detto il leader Cisl, Annamaria Furlan – e ci dica quali sono le sue intenzioni. Chiediamo che ci sia flessibilità in uscita verso la pensione. Non ci possono tenere al lavoro persone di 66-67 anni a prescindere dal lavoro che fanno”.

“Vorremmo vedere meglio le carte – ha aggiunto il segretario generale Uil, Carmelo Barbagallo – per dire cosa pensiamo del piano del governo sulle pensioni. Non riusciamo a capire di cosa stanno parlando. Renzi ha parlato di flessibilità a costo zero ma matrimoni con i fichi secchi non se ne possono fare. Abbiamo atteso mesi e la montagna non ha partorito neanche il topolino”.

(di Alessia Tagliacozzo/ANSA)