Ira Obama su Putin, a Mosca tappeti rossi per Assad

A picture made available on 21 October 2015 shows Russian President Vladimir Putin (R) shaking hands with Syrian President Bashar al-Assad during their meeting at the Kremlin in Moscow, Russia, 20 October 2015. EPA/ALEXEY DRUZHINYN/RIA NOVOSTI/POOL
A picture made available on 21 October 2015 shows Russian President Vladimir Putin (R) shaking hands with Syrian President Bashar al-Assad during their meeting at the Kremlin in Moscow, Russia, 20 October 2015.  EPA/ALEXEY DRUZHINYN/RIA NOVOSTI/POOL
A picture made available on 21 October 2015 shows Russian President Vladimir Putin (R) shaking hands with Syrian President Bashar al-Assad during their meeting at the Kremlin in Moscow, Russia, 20 October 2015. EPA/ALEXEY DRUZHINYN/RIA NOVOSTI/POOL

NEW YORK. – “Tappeti rossi” per ricevere Assad a Mosca. L’irritazione della Casa Bianca per l’accoglienza riservata al presidente siriano nella capitale russa è evidente. E non smussa le tensioni alla vigilia del delicato vertice di Vienna tra il segretario di stato americano, John Kerry, il ministro degli esteri russo, Serghiei Lavrov, e i rappresentati di Arabia Saudita e Turchia.

Un incontro per cercare di fare il punto sulla confusa e pericolosa situazione in Siria. Mentre da Mosca è partita una delegazione alla volta di Damasco.

A Washington la visita di Assad (la prima che il rais di Damasco ha compiuto fuori dal suo Paese da quando quattro anni fa è iniziata la guerra civile in Siria) viene vista come l’ennesima sfida di Vladimir Putin. Da cui – secondo la Syrian Arab News Agency – sarebbe partito l’invito.

“Abbiamo assistito al benvenuto da ‘red carpet’ riservato al presidente siriano, a colui che ha usato armi chimiche contro il suo stesso popolo. Un’accoglienza – sottolinea uno dei portavoce della Casa Bianca, Eric Schultz – in contrasto con gli obiettivi dichiarati dalla Russia, quelli che puntano a una transizione politica in Siria”.

Transizione politica che Kerry è tornato a caldeggiare con forza nelle ultime ore, ma che per l’amministrazione Obama non può contemplare un ruolo da leader per Assad. Che intanto, a detta di Putin, sarebbe pronto a dialogare con l’opposizione.

“Il benvenuto riservatogli a Mosca – insiste però la Casa Bianca – per noi non serve a nulla ai fini della situazione in Siria, anzi è controproducente. Serve solo a enfatizzare ulteriormente il sostegno a colui che ha provocato una guerra civile, ha permesso agli estremisti di prosperare, ha provocato la più grave crisi umanitaria dalla seconda guerra mondiale”.

Senza contare che – torna ad attacca l’amministrazione Obama – finora i raid russi in Siria poco hanno avuto a che fare con la lotta all’Isis. Putin non ci sta, ribadendo come le operazioni russe in Siria “sono assolutamente legittime e mirano solo a ristabilire la pace e a colpire i terroristi”.

Le cui fila – denuncia tra l’altro il Cremlino – in queste ore si starebbero ingrossando con l’arrivo di un gruppo legato a Boko Haram, l’organizzazione terroristica attiva in Nigeria.

Ma Barack Obama sui bombardamenti aerei di Mosca continua a pensarla diversamente. E, davanti al Consiglio di sicurezza dell’Onu, la sua ambasciatrice Samantha Power ha denunciato come in Siria 85 mila persone in più sono state costrette ad abbandonare le proprie case da quando sono in azione i caccia inviati dal Cremlino.

“La mappa della Siria – ha aggiunto inoltre Power – mostra anche che l’Isis ha aumentato il suo potere da quando sono iniziati i raid russi”. Raid che, secondo il ministero della Difesa di Mosca, dal 30 settembre scorso sono arrivati a mille.

(Ugo Caltagirone/Ansa)

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