ROMA. – E’ stato un agosto sottotono per l’industria, e all’insegna della ripresa per i consumi. Gli ultimi dati Istat sanciscono una crescita delle vendite al dettaglio, in aumento dello 0,3% sul mese e dell’1,3% sull’anno in valore.
Gli italiani tornano nei negozi e riprendono a comprare scarpe e borse (+2,3%), articoli di profumeria, giochi, giocattoli e prodotti per lo sport.
“Proseguono i segnali di ripresa dei consumi di beni in termini reali”, osservano i tecnici dell’istituto. I miglioramenti riguardano i prodotti alimentari come quelli non alimentari, la grande distribuzione come i piccoli negozi.
L’ufficio studi di Confcommercio parla di una dinamica delle vendite “leggermente migliore rispetto alle attese”, ma “con ritmi di crescita non idonei a garantire in tempi rapidi il ritorno sui valori pre-crisi”.
Mentre Confesercenti denuncia una ripresa “a due velocità” che allarga la forbice tra le piccole imprese e grande distribuzione. E Coldiretti rivendica che a trainare è soprattutto il comparto del cibo (+1,7%).
Appare più complessa la situazione dell’industria, che vede fatturati in calo dello 1,6% rispetto a luglio e del 2,4% rispetto all’anno scorso, con riduzioni sia per il mercato interno che per quello estero.
Anche gli ordini diminuiscono del 5,5% da luglio ma sono più alti del 2,1% rispetto a agosto 2014. Sugli incassi, in particolare, pesa il crollo del comparto dell’energia (-20,8% sull’anno), al netto del quale il risultato sarebbe positivo, trainato dal buon andamento dei beni strumentali (+6,4%).
Tra i settori prevalgono i segni meno, ma continua lo sprint dei mezzi di trasporto, in crescita del 21%. In particolare gli autoveicoli segnano +18,3% per gli incassi e +30,9% per gli ordini. Anche grazie a questa corsa del settore auto, il bilancio dell’industria nei primi otto mesi è positivo, con una crescita del fatturato dello 0,6% e degli ordini del 4%.
Il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, sottolinea come la situazione industriale sia “particolarmente negativa” sul mercato interno e “per questo sbagliava, e rischia di sbagliare ancora, la Confindustria nell’ostacolare il rinnovo dei contratti” cha aiuterebbe i consumi.
Sono in attesa del rinnovo 36 contratti che riguardano oltre un dipendente su tre, 4,9 milioni di persone, secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istat, relativi a settembre. Il tempo necessario per il rinnovo dopo la scadenza è salito nell’ultimo anno da 33 a 57,3 mesi, quasi cinque anni.
Le retribuzioni medie sono aumentate dell’1,2% rispetto al 2014 mentre sono rimaste invariate nell’ultimo mese. L’aumento medio è stato dell’1,8% per i lavoratori privati e nullo per quelli del pubblico impiego, colpiti dal blocco dei contratti da sei anni.
(Chiara Munafò/Ansa)