Repubblica Dominicana: fuga dall’isola, l’intrigo di “Air Cocaine”

Pascal Fauret (2 - L), one of two French pilots who fled 20 year prison terms for cocaine smuggling in the Dominican Republic, poses with his wife and members of his support committee after a press conference in Paris, France, 27 October 2015. EPA/CHRISTOPHE PETIT TESSON
Pascal Fauret (2 - L), one of two French pilots who fled 20 year prison terms for cocaine smuggling in the Dominican Republic, poses with his wife and members of his support committee after a press conference in Paris, France, 27 October 2015. EPA/CHRISTOPHE PETIT TESSON
Pascal Fauret (2 – L), one of two French pilots who fled 20 year prison terms for cocaine smuggling in the Dominican Republic, poses with his wife and members of his support committee after a press conference in Paris, France, 27 October 2015. EPA/CHRISTOPHE PETIT TESSON

PARIGI.- “Non scappiamo dalla giustizia, anzi, la cerchiamo. Ma fuggiamo da un Paese in cui la giustizia non esiste”: il caso Air Cocaine ha tutti gli ingredienti della spy story ma al momento è soprattutto una crisi diplomatica tra Francia e Repubblica Dominicana per la rocambolesca fuga di due piloti d’aereo condannati a 20 anni di carcere per traffico di droga e in attesa – in libertà vigilata – del processo d’appello.

Le autorità domenicane hanno annunciato di voler chiedere l’arresto con mandato internazionale per i due fuggiaschi, che hanno lasciato nel Paese centramericano due connazionali condannati come loro. E che adesso temono ritorsioni.

La fuga – organizzata nei minimi particolari – è cominciata prima su una barchetta turistica, attesa al largo di Santo Domingo da un’imbarcazione a motore più potente. A bordo ci sarebbero stati ex militari e, secondo la tv BFM, erano presenti alcuni 007 francesi.

Questa seconda barca è rimasta in mare un paio di giorni, poi ha attraccato a sull’isola franco-olandese di Saint-Martin, nelle Antille. Da lì, con un passaporto fornito dagli ex militari loro amici, si sono imbarcati su un volo privato per la Martinica, poi su un altro aereo diretto a Lione.

Secondo un’altra versione, i due sarebbero stati addirittura prelevati da un elicottero dopo aver lasciato a terra i cellulari per non essere localizzati. Quindi, il velivolo li avrebbe paracadutati in mare, dove un’imbarcazione privata li ha presi subito a bordo.

Eric Dupont-Moretti, uno dei legali dei due piloti – sui quali indagava da tempo anche la procura di Marsiglia – ha assicurato che la fuga è avvenuta “con l’aiuto di altre persone” ma ha parlato di “iniziative personali” e non di agenti diretti dalla Francia. Per il Quai d’Orsay, la Francia “non è coinvolta in alcun modo”.

In prima fila, secondo BFM, c’è invece l’eurodeputato del Front National, stretto consigliere di Marine Le Pen, Aymeric Chauprade, che da tempo conduceva una battaglia in favore dei piloti francesi. “Ho partecipato mentalmente e con il cuore a quest’azione”, si è limitato a dire l’interessato.

“Sono tornato – ha detto Pascal Fauret, l’unico dei due che si è presentato in un’improvvisata conferenza stampa disertata dal copilota Bruno Odos – per chiudere questo caso e riprendere il corso della mia vita normale”: “quando ti trovi di fronte a una giustizia che non fa inchieste, che non ti ascolta, che ti condanna a 20 anni per il solo fatto di essere francese, il mio riflesso è quello di tornare a casa, dove potrò esprimermi davanti alla giustizia”.

Fauret e Odos erano stati arrestati la notte fra il 19 e il 20 marzo 2013 mentre stavano per decollare dall’aeroporto di Punta Cana su un Falcon 50 con 680 chili di cocaina divisi in 26 valigie. A bordo c’erano anche il passeggero Nicolas Pisapia e il procacciatore d’affari Alain Castany, anche loro condannati a 20 anni e in attesa di appello come i due fuggiaschi.

Ma adesso, i familiari dei due rimasti sull’isola temono che la fuga dei due piloti possa portare immediatamente all’arresto dei loro congiunti.

(di Tullio Giannotti/ANSA)

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