Sempre meno aborti in Italia: -5% nel 2014, dimezzati dal 1982

gravidanza

ROMA. – Sulla scia del calo della fertilità e del maggiore utilizzo di contraccettivi orali, diminuisce del 5% in un anno il numero degli aborti in Italia e, per la prima volta, scende al di sotto dei 100.000 l’anno. Un numero più che dimezzato rispetto ai 234.801 del 1982, anno in cui si è riscontrato il valore più alto.

Resta costante invece il numero dei medici obiettori di coscienza, ma nove interruzioni su dieci vengono oramai effettuate nella propria regione di residenza, il che vuol dire meno necessità di ‘migrare’ alla ricerca di un medico o di una struttura.

E’ quanto emerge dalla Relazione sull’attuazione della legge 194/1978 inviata dal Ministero della Salute a Parlamento, in cui vengono presentati i dati definitivi del 2013 e quelli preliminari per il 2014. Sono state 97.535 le interruzioni nel 2014, con un decremento del 5,1% rispetto al dato definitivo del 2013 (105.760 casi).

Un aborto su tre riguarda una donna straniera, ovvero il 34%, con un tasso di abortività del 19 per 1000, pari a una tendenza tre volte maggiore di quelle italiane. Fra le minorenni il tasso di abortività è del 4,1 per 1000, uno dei valori più bassi rispetto agli altri paesi occidentali.

Resta costante, e la più bassa a livello internazionale, la percentuale di aborti ripetuti: il 26,8% delle IVG viene effettuata da donne con una precedente esperienza.

Con 1,6 aborti a testa a settimana, la relazione conferma, che “il numero di (medici) non obiettori risulta quindi congruo, anche a livello sub-regionale, rispetto alle interruzioni effettuate, e non dovrebbe creare problemi nel soddisfare la domanda”.

Anche le strutture in cui abortire mostrano una “copertura soddisfacente, tranne che in due regioni molto piccole”: il numero di quelle in cui si può interrompere una gravidanza è pari al 74% del numero di punti nascita. Questo fa sì che quasi il 90% delle donne abortisca nella sua regione e anche “i tempi di attesa per l’intervento sono in riduzione”.

“La relazione dimostra quindi – commenta Eugenia Roccella, parlamentare di Area Popolare – come l’attacco ai medici obiettori, portato anche in Consiglio d’Europa, sia del tutto ideologico e pretestuoso”.

Il presidente del Movimento per la Vita Italiano, Gian Luigi Gigli, deputato di scelta Civica, commenta che “non è chiaro quanto la riduzione sia dipesa da maggiore consapevolezza e rispetto della vita, quanto invece da altri fattori”, come “l’uso delle pillole del giorno dopo che, impedendo l’annidamento dell’uovo fecondato in utero, sono causa di aborti molto precoci”. Inoltre, conclude Gigli, “la mancanza di dati sull’opera di prevenzione dei consultori costituisce ancora una volta il limite maggiore della relazione”.

(di Livia Parisi/ANSA)

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