Migranti: Ikea, troppe richieste. Mancano letti e materassi

Migrants sleep as they wait for permission to leave the registration camp and board the train heading to the Serbian border, near the city of Gevgelija, The Former Yugoslav Republic of Macedonia, 05 November 2015. EPA/VALDRIN XHEMAJ
Migrants sleep as they wait for permission to leave the registration camp and board the train heading to the Serbian border, near the city of Gevgelija, The Former Yugoslav Republic of Macedonia, 05 November 2015. EPA/VALDRIN XHEMAJ
Migrants sleep as they wait for permission to leave the registration camp and board the train heading to the Serbian border, near the city of Gevgelija, The Former Yugoslav Republic of Macedonia, 05 November 2015. EPA/VALDRIN XHEMAJ

BERLINO. – Letti, materassi e piumoni: l’emergenza profughi riduce le scorte di Ikea in Svezia e Germania, i paesi dove i migranti arrivano a migliaia, tanto che l’accoglienza felice delle prime settimane ha lasciato il posto a regolamenti più restrittivi (Berlino) o a grida d’aiuto (Stoccolma).

Nei grandi capannoni dell’arredamento fai-da-te la merce ormai scarseggia. Josefin Thorell, portavoce di Ikea, è costretta ad alzare le braccia: “Se la situazione rimarrà così, prevediamo ci saranno problemi a mantenere sufficientemente la fornitura”, ha scritto in una email citata da Bloomberg.

Di fatto è la dichiarazione di una resa: non si vede davvero come le richieste possano diminuire, dal momento che il flusso non si arresta, neppure con l’avanzare dell’autunno. Ikea sconta di fatto il prezzo del successo: letti robusti, facili da montare e a poco prezzo. Ed ecco che le autorità pubbliche che gestiscono l’emergenza si rivolgono al colosso svedese, facendo lievitare gli incassi e consumando forniture e scorte.

E’ un esempio concreto della spinta alla crescita economica che gli istituti economici europei indicavano qualche giorno fa. Ikea ne sta già beneficiando. A Stoccolma, l’agenzia per i migranti ne ha dovuti far accomodare 50 sul pavimento del proprio ufficio, perché nessun magazzino Ikea cittadino era in grado di rifornire letti e materassi.

A Berlino, dove l’arrivo del freddo sta facendo accelerare i tempi per preparare ricoveri in spazi al chiuso, è da qualche giorno iniziato l’allestimento degli hangar nel vecchio aeroporto di Tempelhof, quello del ponte aereo che nel dopoguerra salvò la parte ovest dal blocco di Stalin. Negli androni che odorano di storia, dove si aggiravano i “Rosinenbomben” (letteralmente, le bombe di uva passa, come i berlinesi avevano ribattezzato gli aerei alleati), ora si affastellano letti a castello, naturalmente Ikea.

Quando tutto sarà finito, troveranno posto 2.300 profughi, dotati di posto letto, materasso e piumino. In tutta la Germania i migranti sono già 800.000, le stime più prudenti ne prevedono 1 milione entro fine anno. In Svezia saranno 190.000, altri 170.000 l’anno prossimo.

A Ikea non resta che mandare a pieno giro i motori della produzione: per i profughi, il piumone made in Sweden è diventato il primo abbraccio caldo dopo settimane di traversie.

(di Pierluigi Mennitti/ANSA)

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