Birmania in massa al voto, San Suu Kyi pregusta trionfo

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RANGOON. – Per i primi risultati bisognerà attendere domani, ma è chiaro che i sostenitori di Aung San Suu Kyi si aspettano una vittoria a valanga. Al termine di una storica giornata elettorale, il primo voto nazionale libero dopo il mai onorato trionfo del partito della “Signora” nel 1990, migliaia di persone festeggiano già stasera davanti alla sede della “Lega nazionale per la democrazia” (Nld), che sogna di conquistare la maggioranza assoluta nelle due Camere del Parlamento.

“Credo che vinceremo”, ha detto alla folla festante il fondatore Tin Oo (88 anni), braccio destro di Suu Kyi. Prima e dopo il breve discorso dell’ex generale, i fan del premio Nobel per la Pace si sono radunati davanti al megaschermo che aggiornava in diretta sullo spoglio delle schede, tra boati per ogni scheda assegnata all’Nld e mugugni di delusione per quelle andate all’Usdp (‘Partito di unione, solidarietà e sviluppo’) del presidente Thein Sein.

Nonostante alcuni disguidi con le liste elettorali, e degli aspiranti votanti impossibilitati a depositare la propria scheda, nell’ex capitale Rangoon e in altre città del Paese le operazioni di voto si sono svolte in linea di massima con regolarità, come certificato anche dagli osservatori Ue.

Lunghe code, in alcuni casi quasi di 100 metri, si sono formate fin da prima dell’apertura dei seggi alle 6: alcuni elettori hanno dovuto aspettare ore in piedi, ma tutto si è svolto in un’atmosfera di composta pazienza, per poi mostrare con orgoglio il dito mignolo intinto nell’inchiostro viola come prova del voto.

Vanno ricordati però anche i punti oscuri noti già da prima di oggi: come le centinaia di migliaia di musulmani di etnia Rohingya, già vittima di ripetuti pogrom dal 2012, a cui è stato tolto il diritto di voto perché considerati “bengalesi clandestini”.

C’è poi preoccupazione per il possibile effetto del voto anticipato, che offre maggiori possibilità di brogli.

I primi risultati ufficiali saranno annunciati domattina dalla Commissione elettorale, probabilmente con i numeri relativi ai grandi centri urbani. Per mettere insieme i dati completi di un Paese da 51 milioni di abitanti, con infrastrutture e vie di comunicazione ancora molto arretrate, servirà però almeno una settimana.

Il voto deciderà la composizione della Camera alta, della Camera bassa e dei vari consigli regionali. Dato che in ogni organo legislativo un quarto dei seggi è assegnato dalla Costituzione ai militari (di fatto alleati con l’Usdp), l’Nld dovrà conquistare il 67 per cento dei seggi per avere una maggioranza in Parlamento.

Un compito difficile ma non impossibile, dato il sistema elettorale maggioritario. Va tenuto conto, però, che nelle aree etniche dove vive un terzo della popolazione, Suu Kyi è molto meno popolare rispetto alle pianure centrali dove vive la maggioranza Bamar.

Dalle elezioni, in ogni caso, non uscirà immediatamente un governo. Si preannunciano mesi di trattative dietro le quinte, dato che le due Camere del Parlamento e l’esercito nomineranno – uno a testa – un tris di candidati per la carica di capo di stato.

Il futuro presidente (che non potrà essere Suu Kyi, in quanto vedova e madre di cittadini stranieri) si sceglierà poi un governo, nel quale alcuni ministeri chiave – Difesa, Interni, Aree di confine – saranno comunque scelti dall’esercito.

La probabile rivincita di Suu Kyi sui generali che l’hanno tenuta prigioniera in casa per 15 anni potrà quindi essere annacquata da un sistema concepito proprio per tenere a freno le sue ambizioni. In una giornata storica per la Birmania, dopo mezzo secolo di dittatura, per milioni di elettori sognare è tuttavia lecito.

(di Alessandro Ursic/ANSA)