La sfida di Barcellona, Repubblica Catalana in 18 mesi

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BARCELLONA. – Scoppia la ‘guerra di indipendenza’ della Catalogna: dopo mesi di scaramucce politiche il Parlament di Barcellona ha formalmente dichiarato con 72 voti a favore e 63 contrari “l’inizio del processo per la creazione dello stato catalano indipendente, sotto forma di repubblica”.

Una dichiarazione di guerra a Madrid, cui ha immediatamente risposto il capo del governo spagnolo Mariano Rajoy: mercoledì mattina ci sarà un consiglio dei ministri straordinario, che presenterà un ricorso alla Corte costituzionale. La mozione, ha tuonato Rajoy, “è anti-costituzionale”, “non ha alcun valore, non può avere alcuna conseguenza”.

La Consulta già mercoledì pomeriggio potrebbe sospendere in forma cautelare il pronunciamento del Parlament, aprendo un braccio di ferro senza precedenti con le istituzioni democratiche catalane. La maggioranza secessionista del Parlament è pronta a ‘disobbedire’: la situazione da giovedì rischia di diventare incandescente. E le cruciali politiche spagnole del 20 dicembre sono alle porte.

“E’ iniziata una settimana storica, isterica e decisiva” per la Spagna e per la Catalogna, avverte la Vanguardia. E anche per il presidente secessionista catalano Artur Mas, “l’uomo che vuole rompere la Spagna”.

Nessuno al momento può prevedere come andrà a finire. La mozione votata dai 62 deputati secessionisti di Junts Pel Si di Mas e dai 10 radicali della Cup decide che entro 30 giorni inizierà la preparazione delle leggi costituenti del nuovo stato, e precisa che il processo dell’indipendenza non può essere “sottoposto” alle decisioni delle istituzioni spagnole e in particolare della Corte costituzionale, “delegittimata”.

Il risultato del voto è stato salutato da un lungo applauso dei deputati indipendentisti, scattati in piedi, mentre i popolari di Rajoy esponevano per protesta la bandiera spagnola. Mas, che nel pomeriggio si è candidato alla rielezione davanti al Parlament, ha promesso l’indipendenza nel 2017 ed ha chiesto un mandato “costituente” di 18 mesi al termine del quale il popolo sarà chiamato a pronunciarsi sul nuovo stato.

Il President ha bisogno però di almeno una parte dei voti della Cup per essere rieletto. E i radicali per ora si rifiutano di appoggiarlo, perchè ideologicamente troppo lontano. Ai primi turni ci vuole la maggioranza assoluta, di cui Mas per ora non dispone. Lo scontro fra Madrid e Barcellona nei prossimi giorni e nelle prossime settimane si preannuncia durissimo.

Alla probabile ‘disobbedienza’ delle istituzioni catalane il potere spagnolo può rispondere decretando la sospensione di Mas e dei suoi ministri, come pure della presidente del Parlament Carme Forcadell. Rajoy, che si appella alla costituzione, ha detto che userà tutti i mezzi dello stato per bloccare la secessione, fino al commissariamento della Catalogna.

La costituzione adottata nel 1978 durante la transizione fra la dittatura franchista e la democrazia, e influenzata dal nazionalismo centralista del regime del Caudillo, non prevede che un pezzo dello stato spagnolo possa fare secessione.

La linea del muro contro muro di Rajoy e del Partido Popular è appoggiata da altri due grandi partiti spagnoli, Psoe e Ciudadanos, mentre Podemos propone che la questione sia risolta da un referendum ufficiale sulla indipendenza come in Scozia o in Quebec.

La Catalogna, ha avvertito Mas, è a un crocevia: deve scegliere se “assumere il costo della subordinazione o il prezzo della libertà”: “vogliamo creare un paese nuovo, migliore di quello che abbiamo, trasformare la autonomia catalana nella Repubblica catalana. E’ una sfida enorme”.

(di Francesco Cerri/ANSA)

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