G20, il monito di Obama: Fare di più per la crescita

G20, Cameron e Obama
G20, Cameron e Obama
G20, Cameron e Obama

NEW YORK. – “Il mio messaggio al G20 sarà chiaro: dobbiamo agire di più per rafforzare la crescita”: suona come un monito quello di Barack Obama alla vigilia del summit che si svolgerà ad Antalya, in Turchia nel fine settimana.

In un editoriale scritto di suo pugno sul Financial Times, il presidente americano sottolinea come l’economia globale sta crescendo, ma lo sta facendo “troppo lentamente”. Pesa soprattutto il brusco rallentamento delle economie emergenti, che da qualche tempo hanno smesso di essere la locomotiva della ripresa mondiale dopo gli anni della grande crisi, della profonda recessione seguita ai fatti del 2008.

“L’America non può essere l’unico motore della crescita globale”, ammonisce Obama, riferendosi alle performance dell’economia statunitense, certamente migliori rispetto a quelle di tanti altri Paesi, a partire da quelli europei. Ecco allora che il presidente americano chiede di non lasciare soli gli Stati Uniti. Di non far sì che “la voce dell’America”, che ha rafforzato ripresa ed occupazione, resti isolata. Tutti devono fare la loro parte. A partire dalla Cina.

Obama indica la sua ricetta. Chiede innanzitutto ai leader del G20 di attuare politiche di bilancio che siano a sostegno della domanda e degli investimenti. Dunque ancora una volta un secco ‘no’ a politiche di austerity.

In secondo luogo il presidente americano chiede di varare misure che facciano arrivare più soldi nelle tasche delle famiglie della classe media: la via maestra, questa, per aumentare i consumi e rilanciare la crescita.

Rivolto a Pechino, Obama chiede quindi il varo di politiche più orientate verso la classe media cinese, liberandone le potenzialità e accelerando la transizione verso un’economia più guidata dai consumi. Una necessità – aggiunge – che lo stesso presidente Xi Jinping riconosce, di fronte a un’economia cinese trainata troppo dall’export e dall’edilizia, e che sta diventando “insostenibile”.

Capitolo mercato del lavoro: Obama chiede di ridurre le barriere garantendo l’accesso a molte più persone, soprattutto a più donne. Ma anche più immigrati, rifugiati, descritti come “una vera e propria opportunità”.

Infine le intese commerciali per creare grandi aree di libero scambio. Obama sostiene con forza, nonostante le durissime critiche, il recente accordo firmato con gran parte dei Paesi del Pacifico (TPP) e quello con l’Europa (TTIP) in fase di negoziazione: “Produrranno salari più elevati, posti di lavoro più sicuri, una concorrenza più leale e un ambiente più pulito”.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)