Draghi: nell’Eurozona ripresa lenta, ancora rischi

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BRUXELLES. – La ripresa lenta dell’Eurozona, assieme all’inflazione ancora lontana dalla “normalizzazione”, tengono la Banca centrale europea in guardia e pronta ad agire già a dicembre.

E la pressione su Francoforte, affinché perfezioni il suo programma di QE, arriva anche dal Fondo monetario internazionale che vede la dinamica dei prezzi nella zona euro ancora troppo bassa e richiama la Bce ad “un forte impegno ad attuare pienamente il piano di acquisto di asset e aggiustarlo se necessario”.

Intanto, l’Italia colloca sul mercato oltre cinque miliardi di Btp, con un nuovo minimo storico sul rendimento del tre anni, venduto per due miliardi allo 0,11%.

La preoccupazione della Bce per la ripresa modesta traspare dalle parole del suo presidente Mario Draghi, che oggi al Parlamento europeo ha parlato di “rischi al ribasso chiaramente visibili” da crescita e commercio globali.

Draghi ha spiegato che “la ripresa nell’Eurozona prosegue moderatamente”, e anche se “migliora e continua”, resta “lenta”. Certo, rispetto al passato è “più forte e più diffusa, e avviene anche nei Paesi sotto stress e ‘non core’, guidata da consumi e investimenti, un segnale positivo” di un’economia che riparte anche grazie al credito che si rimette in movimento.

Ma la possibilità che una crescita così modesta sia spinta di nuovo giù portano la Banca centrale a tenersi pronta ad agire a dicembre, anche con strumenti diversi dal QE, dopo aver valutato l’efficacia delle misure messe in campo finora.

Un nuovo intervento potrebbe essere necessario soprattutto perché l’obiettivo di riportare l’inflazione in zona 2% non è nemmeno all’orizzonte: “Le dinamiche dell’inflazione si sono indebolite, a causa dei prezzi bassi del petrolio e dell’effetto dell’euro forte”, ha spiegato Draghi.

E’ anche colpa della “protratta debolezza dell’economia degli anni scorsi”, che “continua a pesare sulla crescita nominale degli stipendi, e questo può moderare la pressione dei prezzi”. Per questo il presidente è ormai convinto che “per una normalizzazione dell’inflazione potrebbe servire più di quanto previsto a marzo, quindi all’incontro di dicembre riesamineremo le politiche monetarie”.

Proprio quello che vuole vedere il Fmi, convinto che “con i tassi nominali vicini allo zero in molte economie, la politica monetaria deve restare accomodante, anche tramite misure non convenzionali, per ridurre i rischi legati alla bassa inflazione e alla prolungata domanda debole”.

Draghi è poi tornato sulla necessità di risanare le banche, affinché sostengano una crescita convinta: “Se le banche non funzionano, possiamo abbassare i tassi di quanto vogliamo ma non si tradurrà nelle banche che riprestano credito all’economia reale”, ha chiarito.

Infine, il numero uno dell’Eurotower ha plaudito alle mosse dei leader Ue sui migranti, che hanno dimostrato “umanità e visione”. I migranti possono essere una risorsa, e se si prosegue su questa strada “l’Europa ne emergerà più forte”, ha concluso.

(di Chiara De Felice/ANSA)

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