Renzi, compatti contro il terrore ma nessuna reazione scomposta

Tiratori scelti dei Carabinieri eseguono dei controlli in vista dell'Angelus nei dintorni della basilica di San Pietro, Roma, 23 febbraio 2013. ANSA/ GUIDO MONTANI
Tiratori scelti dei Carabinieri eseguono dei controlli in vista dell'Angelus nei dintorni della basilica di San Pietro, Roma, 23 febbraio 2013.  ANSA/ GUIDO MONTANI
Tiratori scelti dei Carabinieri eseguono dei controlli in vista dell’Angelus nei dintorni della basilica di San Pietro, Roma, 23 febbraio 2013. ANSA/ GUIDO MONTANI

ROMA.- Compattezza e unità contro il terrore, in un momento in cui serve una reazione di cuore e di testa, ma non di pancia. Il premier Matteo Renzi, dal G20 di Antalya, torna così a chiedere a tutte le forze politiche di “abbassare i toni” in una giornata segnata dalla morte di Valeria Solesin e nella quale, in un messaggio inviato alla famiglia della giovane veneziana, interviene anche il presidente Sergio Mattarella assicurando con chiarezza che, “insieme ai Paesi amici, risponderemo con intransigenza ad una micidiale sfida di morte”.

Per il governo e le massime istituzioni italiane è, insomma, la giornata della “determinazione” da mettere in campo in un “momento delicato” e nel quale, tuttavia, “servono buon senso ed equilibrio” e “non isteria” spiega Renzi dalla Turchia tornando a rivolgersi, a 24 ore dalla riunione con i capigruppo, alle forze politiche.

In Italia, tuttavia, la polemica sulla risposta anti-Isis non si placa e vede ancora una volta la Lega “in trincea”. “Nessun dialogo, l’Isis va fermato con le armi”, ribadisce anche oggi Matteo Salvini tornando ad attaccare il governo: “Alla guerra non si risponde con le chiacchiere di Renzi e dell’inutile Alfano”.

Una posizione sulla quale tra l’altro anche FI sembra allinearsi, con il capogruppo Paolo Romani (tra i più ‘lontani’ dalle politiche del Carroccio) che rimarca: “Una coalizione internazionale che distrugga Daesh. L’Italia deve fare la sua parte”.

Per ora, però, il governo non intende dar vita ad alcuna reazione scomposta, né in Siria né, in generale contro L’Isis. Bisogna far funzionare la testa e non la pancia, e serve una strategia complessiva che tenga insieme i diversi punti di conflitto in Medio Oriente e in Africa, è il ragionamento che Renzi, a margine dei lavori di un G20 segnato dalla necessità di accelerare sulla soluzione della crisi siriana, fa con i suoi collaboratori.

Determinazione e saggezza, sono insomma due concetti che Renzi ritiene fondamentali non solo nel contesto italiano, ma anche in quello internazionale. “Il Paese unito e compatto assieme agli altri partner europei sarà in grado di vincere” il terrorismo”, assicura il premier avvertendo come quello della lotta all’Isis è un “tema che ci porteremo nei prossimi mesi e forse anni”.

E da lunedì, gli attacchi di Parigi ‘irromperanno’ anche in Parlamento dove lunedì alla Camera (con Gentiloni e Alfano) e martedì al Senato il governo terrà un’informativa urgente. Nel frattempo l’esecutivo accelera anche su un aumento dei fondi su sicurezza e intelligence da inserire già nella legge di stabilità, forse con un emendamento alla Camera.

Accanto al grande filone della lotta al terrorismo il G20 di Antalya è, inoltre, un vertice dove si pone l’accento sulle sfide della crescita, della disoccupazione e della lotta alla disoccupazione giovanile. Sfide che coincidono con quelle italiane, osserva Renzi rimarcando il “riconoscimento” giunto dal summit “per alcuni traguardi raggiunti dal nostro Paese, che è stato più volte citato”.

Riconoscimento che viene certificato anche dalle parole, durante la sessione plenaria, del presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, che definisce “eccezionale” il lavoro del governo sulle riforme strutturali.

Il clima, rispetto al G20 in Australia, per l’Italia è cambiato, è il ragionamento di Renzi con i suoi non mostrando preoccupazione sulla decisione attesa dall’Ue a marzo sulla clausola di salvaguardia. E’ normale, noi abbiamo fatto quello dovevamo, e la nostra situazione è migliore di quella dell’anno scorso, è il ragionamento del premier che, soffermandosi sul taglio del 15% entro il 2025 alla disoccupazione giovanile prevista nella bozza del documento del G20, non nasconde la sua ambizione: noi vogliamo fare molto di più.

(di Michele Esposito/ANSA)

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