Renzi, sulla lotta all’Isis l’Italia c’è e non si tira indietro

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ROMA. – Sulla lotta all’Isis l’Italia c’è e non si tira indietro ma, allo stesso tempo, resta ferma sulla necessità di evitare semplificazioni e passi privi di una strategia complessiva, come è accaduto in Libia. Matteo Renzi compatta così il Pd sulla sua linea in una direzione aperta dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e nella quale il premier annuncia il lancio di una proposta del governo su sicurezza e identità culturale.

Sono queste, infatti, le due direttrici sulle quali Renzi richiama da giorni l’attenzione per una lotta al terrorismo che oggi, tuttavia, vede Italia e Eurogruppo distanti sullo scomputo delle spese di sicurezza dal patto di stabilità: Renzi ribadisce che è “un’ovvietà” laddove Jeroen Dijsselbloem frena, affermando che “non c’è urgenza”.

Alla direzione Dem Renzi si sofferma sugli appuntamenti dei prossimi giorni che, tra bilaterali e vertici, vedrà l’Italia in primo piano nell’agenda internazionale. Giovedì, alle 8, il premier sarà ricevuto a Parigi dal presidente Francois Hollande prima di recarsi alla Sorbona (l’ateneo dove studiava Valeria Solesin), seguendo così il binomio tra visita istituzionale e intervento accademico già utilizzato in altre missioni.

Il 25 e 26 novembre Firenze ospiterà la riunione del Gruppo Speciale sul Mediterraneo e il Medio Oriente dell’Assemblea parlamentare Nato mentre il 10 e 12 dicembre l’iniziativa ‘Rome Mediterranean Dialogue’ dovrebbe vedere la compresenza di quasi tutti gli attori impegnati nella crisi mediorientale, inclusi – sottolineano fonti Pd – i ministri degli Esteri di Usa e Russia, Kerry e Lavrov.

Sul piano dei contenuti, rispetto ai giorni immediatamente successivi agli attacchi di Parigi, la linea non cambia. “L’Italia non è un Paese che si tira indietro, ma lo fa in uno scenario in cui non ci possiamo permettere una Libia bis perché le conseguenze che dovremmo pagare sono superiori a quelle che è lecito attendersi”, spiega Renzi alla direzione mentre il titolare della Farnesina sottolinea che “dobbiamo reagire combattendo il terrorismo”, rilanciando il ruolo dell’Italia nella stabilizzazione in Libia ma tornando a rimarcare che l’Italia, a dispetto della Francia, non parla di “guerra”.

E sulla stessa scia si inserisce il ministro della Difesa Roberta Pinotti, secondo la quale serve “una strategia complessiva, e non solo militare”. Parole che vedono, nel giorno dello scontro interno sulle primarie, un Pd compatto, con Roberto Speranza che parla di linea “apprezzabile e corretta. Una linea che – è l’annuncio del premier – si arricchirà del lancio di una proposta “a tutte le forze politiche per una risposta al terrore” e che, spiega, riguarderà la “cruciale” questione delle forze dell’ordine e un secondo punto, “ugualmente importante: la risposta culturale”.

Di più il premier non dice ma l’idea, già filtrata nei giorni scorsi, sarebbe quella di inserire, con un emendamento alla Camera sulla legge di stabilità, risorse pari a 200-300 milioni per rafforzare il comparto sicurezza-intelligence puntando l’attenzione anche sull’aspetto culturale, scolastico, accademico. Un aspetto che va curato in ogni area perché, è il richiamo di Renzi, la politica estera la sia fa “partendo dal governo delle periferie”.

Fuori dal Nazareno, intanto, la politica italiana è tutt’altro che unita sulla linea da adottare e si arricchisce di una velenosa polemica tra Pd e M5S, con i Dem che accusano i grillini di voler dialogare con i terroristi e tagliare le risorse alla Difesa e i secondi che, con Beppe Grillo, ribattono: “la linea del Pd è dire sempre e comunque il contrario della verità”.

(di Michele Esposito/ANSA)

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