Per quanto tempo ancora l’Inps pagherà pensioni da fame in Venezuela?

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CARACAS. – Circa un migliaio di pensionati si sono assiepati nel salone di conferenze di un noto hotel della capitale. Arrivano in tanti, alcuni soli, altri accompagnati da figli o nipoti. Nessuno vuole perdere l’occasione di ascoltare direttamente dalla bocca dell’Ambasciatore e dei Patronati quali possibilità ci siano di recuperare il valore della pensione da fame, in convenzione con l’Italia, che stanno ricevendo in questo momento o riceveranno dall’anno prossimo.

In un paese come il Venezuela, dove tra il tasso di cambio ufficiale preso in considerazione dalla Banca d’Italia e il tasso di cambio reale con il quale si muove l’economia e al cui valore vengono importati i prodotti poi venduti nei negozi, c’è una differenza di 100 volte, e l’inflazione ha ormai superato il 200% annuale. Come possono vivere i nostri pensionati con una pensione che per molti sfiora i 10 euro mensili?

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Sul tavolo dei conferenzieri erano schierati: Giovanni Di Vaira, coordinatore nazionale del patronato Inca in Venezuela; Maria Teresa Mastromatteo, del patronato Inas; Ugo Di Martino, presidente del Comites di Caracas; l’ambasciatore d’Italia Silvio Mignano; il console generale Mauro Lorenzini; Italo Berarducci, del patronato Acli; Gianluca Di Martino, del patronato Ital-Uil e Giuseppe Marinetti, del patronato Enas.

Dopo una breve presentazione di Gabriele Titone, dell’Organizzazione Italcambio, patrocinante dell’evento e sempre in prima fila nelle vicende che riguardano i nostri pensionati, prendeva la parola il presidente del Comites, Ugo Di Martino per chiarire l’obiettivo della convocazione: informare i pensionati dei passi che si stanno facendo in Italia presso i ministeri competenti e l’Inps per far conoscere la complessità della legge della convertibilità della moneta nazionale, il bolívar, con il dollaro e l’euro.

Quindi prendeva la parola l’ambasciatore Silvio Mignano per illustrare il perverso meccanismo che produce la riduzione delle pensioni in convenzione pagate dall’Inps: da un lato la pensione venezuelana nel corso degli ultimi anni è aumentata fino a raggiungere circa 9.500 bolívares, dall’altro lato il tasso di cambio ufficiale a cui il Banco Centrale calcola il valore della pensione in moneta straniera è rimasto invariato a 6,30 Bs per un dollaro, circa 7,00 bolívares per un euro.

Così i 9.500 bolívares si trasformano in circa 1.300,00 euro. Questo è l’importo che prende in considerazione l’Inps per calcolare la quota spettante all’Italia nella convenzione. Quindi si tratterebbe di far capire ai vari ministeri italiani implicati nella questione la realtà cambiaria del Venezuela affinché prendano in considerazione almeno il cambio Simadi.

Ha spiegato l’ambasciatore che personalmente ha sostenuto incontri con le Commissioni Bilancio
della Camera e del Senato; con il senatore Claudio Micheloni, presidente del Comitato per le questioni degli italiani all’estero; con l’on. Fabio Porta, presidente del Comitato permanente sugli italiani nel mondo; e con i direttori dei ministeri delle Finanze e del Lavoro che dovranno prendere, in ultima istanza, la decisione di come valorizzare il cambio da applicare alla quota pensione in convenzione pagata dall’Italia. Con la speranza che prima del 31 dicembre si possa avere una risposta positiva.

Per ultimo prendeva la parola Giovanni Di Vaira, coordinatore nazionale del Patronato Inca in Venezuela, il cui intervento riportiamo integralmente in quanto illuminante sui dubbi che ancora permangono sulla possibilità di trovare una soluzione adeguata alla problematica legata a una così profonda differenza tra i vari tipi di cambio nel paese.

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Lo scopo di questa riunione è quello di spiegare i motivi che hanno determinato la riduzione delle pensioni e quale potrebbe essere la situazione nel 2016. Con questa riunione si vuole anche chiedere ai pensionati di sostenere l’ iniziativa che stiamo portando avanti presso l’ INPS.
Di fronte al grave problema della riduzione delle pensioni i patronati abbiamo sempre operato in collaborazione con l’ Ambasciata e con il Consolato e abbiamo potuto contare sull’ impegno costante di tutti gli operatori e della Dottoressa Giannina Zusi del Consolato Generale d’Italia.

Molti pensionati si chiedono ancora perché la somma della loro pensione italiana é drasticamente diminuita mentre l’ Italia, è giustamente, tra i primi paesi a prodigare aiuti nel mondo.

Nei nostri uffici abbiamo spiegato che la pensione italiana percepita dai nostri anziani si basa, al 90% dei casi, sull’ accordo di sicurezza sociale firmato nel 1988 tra il Venezuela e l’ Italia.

Abbiamo anche chiarito molte volte che la somma annuale della pensione erogata dal “Seguro Social” è un elemento determinante per calcolare la parte di pensione italiana.

Infatti la normativa stabilisce che l’INPS, per calcolare la quota di pensione che gli compete pagare ai pensionati, deve obbligatoriamente prendere in considerazione, tra altre cose, anche il valore in euro della pensione pagata dall’altro paese, nel nostro caso il Venezuela.

L’elemento principale che determina questa operazione è il tasso di cambio. Come é noto, il tasso di cambio da vari anni non si é modificato ed é rimasto fermo a quello di 6,30 Bolivares per dollaro.

Nel frattempo, però, l’importo della pensione del “seguro social” si é più che triplicato passando da 2.047 Bolívares nel 2012 a 9.500 a novembre del 2015.

Questo vuol dire che al cambio ufficiale di 6,30 la pensione venezuelana, fuori dal paese, si rivaluta anno dopo anno e assume sempre un maggior valore. Negli ultimi 4 anni il valore di questa pensione é aumentato costantemente
2012 valeva 242 euro al mese;
2013 valeva 339 euro al mese
2014 valeva 319 euro al mese
2015 valeva 492 euro al mese.
Oggi, a novembre 2015, a seguito dell’ultimo aumento decretato dal Presidente della Repubblica, il valore in euro della pensione dell’IVSS é pari a 1.350 euro al mese.

Di fronte a questa somma di pensione così elevata l’INPS, applicando la normativa, comincia a ridurre e, man mano, a revocare tutti i benefici sociali che sono legati al reddito come l’assegno familiare, la maggiorazione, l’integrazione.

A partire da questa operazione l’INPS comincia a pagare solamente la quota di pensione spettante calcolata sulla sola contribuzione versata dai pensionati.

Ecco spiegato in parte perché moltissimi pensionati hanno cominciato a ricevere assegni di 15/20 euro ogni 3 mesi ed ecco perché tantissimi hanno ricevuto richieste di restituzione di somme non spettanti.

Quindi tutto il problema delle pensioni in Venezuela gira attorno al tasso di cambio di 6,30 che l’INPS ha dovuto adottare in virtù della legge cambiaria del paese.

Il punto su cui abbiamo tutti lavorato durante gli ultimi mesi è di far modificare questo tipo di cambio per uno più favorevole ai nostri pensionati, considerando che adesso in Venezuela esistono 3 tipi di tasso di cambio ufficiale.

La decisione spetta, ovviamente, alle autorità del paese, ma noi abbiamo comunque chiesto all’ INPS di cambiare posizione, di prendere una misura, se vogliano fuori dalla normalità, per far fronte ad un problema particolare ed unico, un problema che sta riducendo in povertà i nostri pensionati in Venezuela.

Abbiamo quindi chiesto all’INPS, con l’ appoggio di tutte le associazioni in Venezuela, del Deputato Fabio Porta e del Senatore Micheloni in Italia, di eliminare il cambio a 6,30 e considerare unicamente il cambio ufficiale chiamato “SIMADI” che si aggira attorno ai 190 bolivares e che si avvicina maggiormente al costo reale della vita.

I dirigenti dell’INPS si sono mostrati davvero molto sensibili ed hanno inviato un esaustivo rapporto al Ministero del Lavoro e a quello dell’ Economia e Finanza, chiedendo in sostanza l’autorizzazione ad applicare, per il Venezuela, il tasso di cambio “SIMADI” dal prossimo anno. Se una decisione positiva venisse adottata in questo senso, i nostri pensionati potrebbero riavere nel 2016 pensioni più alte e dignitose.

Noi siamo fiduciosi e crediamo che l’ Italia debba venire incontro ai pensionati italo-venezuelani che patiscono e soffrono più di chiunque ed hanno già pagato un caro prezzo ricevendo per tre anni briciole di pensioni.

Alla fine tutti i pensionati presenti hanno firmato il verbale per avvalorare quanto detto nella riunione e un documento di richiesta d’intervento dello Stato italiano sulla questione.

(epi/voce)

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LETTERA DELL’ON. FABIO PORTA

ALLA COMUNITA’ ITALIANA CHE VIVE IN VENEZUELA

Cari connazionali e amici,

quello del pagamento delle pensioni di importo irrisorio in Venezuela è un problema di giustizia e solidarietà che ci vede tutti impegnati per una sua rapida e definitiva soluzione.

Come sapete, mi sono da tempo attivato su più fronti – Inps, Ministero del Lavoro, Ministero dell’Economia e Parlamento – per sollecitare le varie istituzioni dello Stato italiano ad ascoltare con attenzione le proteste e le giuste rivendicazioni di migliaia di pensionati italiani che vivono in Venezuela una situazione di grave disagio economico e ho chiesto a tutti i miei interlocutori di non abbandonarli.

In particolare ed in concreto, al di là delle parole di circostanza, ho contattato e sensibilizzato i dirigenti della Direzione delle convenzioni internazionali dell’Inps, quelli della Direzione delle prestazioni previdenziali del Ministero del Lavoro e ho scritto una lettera ai Ministri del Lavoro Poletti e del’Economia Padoan.

Politici, funzionari ed istituzioni competenti sono quindi consapevoli del problema e mi risulta che stiano lavorando congiuntamente per una sua pronta e positiva definizione. Lo stesso Inps, in seguito alle mie sollecitazioni ed ai reclami che giungono dal Venezuela, ha predisposto poche settimane fa un “dossier” per i Ministeri interessati nel quale si spiegano le ragioni delle drastiche riduzioni degli importi delle pensioni dell’Istituto pagate in Venezuela e si propongono possibili soluzioni.

Ho nei giorni scorsi verificato direttamente al Ministero del Lavoro lo stato della situazione e mi è stato detto che il dossier è stato inviato dal Ministero del Lavoro al Ministero dell’Economia per un parere – che si presume debba essere quello risolutivo – e che la Ragioneria del Ministero dell’Economia abbia chiesto ulteriori chiarimenti all’Inps in ordine alla quantificazione dei costi nel caso in cui si adottasse il cambio più favorevole (“Simadi”) e alla Banca d’Italia in ordine alla fattibilità tecnica dell’utilizzo del cambio parallelo.

Insomma qualcosa si sta muovendo ai livelli decisionali e dobbiamo quindi seguire l’evoluzione della situazione con molta attenzione. Da parte mia vi garantisco il continuo impegno a seguire e vigilare l’attività di Ministeri ed enti coinvolti, attuando tutte gli interventi e sollecitazioni necessari per chiudere positivamente e definitivamente la vicenda.

Un affettuoso e cordiale saluto a tutti,

(On. Fabio Porta)

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