Città in prima linea contro la febbre del Pianeta

smog

ROMA. – In attesa che i governi mondiali trovino un accordo sul cambiamento climatico, le amministrazioni locali non stanno con le mani in mano. Nel mondo c’è un network di 82 città, chiamato C40, che dalla Cop15 di Copenaghen nel 2009 ad oggi ha messo in campo 10mila azioni volte a ridurre le emissioni. Intervenendo su trasporti, rifiuti ed edifici ha operato trasformazioni che da qui al 2020 consentiranno di risparmiare 645 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.

Da Londra a Sydney, da Bangkok a Caracas, da San Francisco ad Addis Abeba passando per le nostre Milano, Roma e Venezia, le grandi città – chi più e chi meno – non hanno aspettato indicazioni dall’alto e si sono date da fare con una serie di interventi per contrastare il surriscaldamento globale.

Hanno potenziato la raccolta differenziata e i mezzi pubblici, hanno investito per la riqualificazione energetica dei palazzi, in sistemi di illuminazione e riscaldamento a basso consumo, in misure per non sprecare le risorse naturali. Dieci di queste sono state premiate alla Cop21 di Parigi, diventando simbolo dell’operatività degli enti locali mentre a livello nazionale e internazionale si fatica a trovare un’intesa su piani e strumenti concreti.

Per i trasporti il riconoscimento è andato a Nanchino, nella Cina orientale, che ha fatto delle auto green una missione. Grazie a sovvenzioni su prezzi dell’elettricità, acquisto di veicoli e costruzione di stazioni di ricarica, nell’area si contano 1.200 bus, 940 taxi e oltre duemila auto a energia elettrica, che hanno a disposizione 791 punti di ricarica.

Wuhan, altra città cinese, è stata premiata nel settore rifiuti (che vedeva anche Milano tra i finalisti) per aver bonificato e trasformato in un’area verde l’ex discarica di Jinkou.

New York si è distinta per “One City”, un piano decennale per migliorare l’efficienza energetica di un milione di edifici attraverso investimenti da un miliardo di dollari all’anno nei palazzi comunali e iniziative a sostegno della riqualificazione degli immobili privati.

Washington ha siglato un contratto ventennale per assicurarsi la fornitura del 30% del suo fabbisogno energetico da un parco eolico. Sempre in Usa, Boston ha creato un logo e un brand per ogni sua iniziativa in ambito di energia, trasporti, rifiuti, cibo e qualità dell’aria.

In Europa, Rotterdam ha vinto per il piano a 360 gradi con cui mira a diventare resiliente agli effetti del cambiamento climatico, e Stoccolma per le sue ambizioni di sviluppo sostenibile, dagli agglomerati urbani alla pedonalizzazione, allo stop ai combustibili fossili entro il 2040.

Vancouver, in Canada, punta a diventare la città più verde del mondo nel giro di 5 anni con interventi in vari settori volti a raggiungere gli obiettivi di emissioni zero e zero sprechi. In Sudafrica, Città del Capo ha ottenuto il riconoscimento per un programma anti-spreco di gestione dell’acqua; Johannesburg per i Green Bond con cui finanzia i progetti per tagliare la CO2.

(di Laura Giannoni/ANSA)