L’Argentina volta pagina. Macri s’insedia dal balcone della Casa Rosada

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BUENOS AIRES. – Alle 13 e 22 di una delle prime giornate di caldo a Buenos Aires l’Argentina volta decisamente pagina: Mauricio Macri, 56 anni, sangue calabrese nelle vene, s’insedia alla Casa Rosada, si affaccia dallo storico balcone della sede del governo e archivia dodici anni di ‘kirchnerismo’ al potere.

L’immagine più significativa della lunga giornata del nuovo capo dello Stato argentino è sicuramente quella di Macri che a sorpresa si affaccia dal balcone del Palazzo della presidenza per rivolgersi alle migliaia di simpatizzanti nella ‘Plaza de Mayo’, scegliendo così di rompere un tabù della storia politica argentina: parlare appunto dal balcone della ‘Rosada’.

Un gesto inatteso che ha lasciato di stucco e irritato più di un peronista. Il ‘balcon de la Rosada’ è infatti legato indissolubilmente al mito di Juan Domingo Perón e di Evita, che lo usava per parlare al “suo popolo”, quello dei ‘descamisados’. Ma non solo. Perché in un inatteso gesto di gioia, Macri si è messo per qualche attimo anche a ballare al ritmo di una ‘cumbia’, spalleggiato dalla sua vice Gabriela Michetti, che con il microfono in mano ha cantato una delle sue canzoni preferite.

Accompagnato dalla figlioletta Antonia di 4 anni e dalla consorte Juliana Awada (la splendida ‘first lady’ tutta vestita di bianco), poco prima Macri aveva prestato giuramento nel Parlamento dove ha tenuto un breve discorso tutto impostato sul futuro dell’Argentina: e cioè su un “tempo nuovo” in un paese che ora scommette sul “dialogo”, punta sulla “povertà zero” e la fine della corruzione.

“Vogliamo – ha detto Macri – una nazione unita nella diversità”. Alla cerimonia erano presenti per l’Italia il ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina e i presidenti di diversi Paesi latinoamericani. Macri ha scelto di non fare alcun riferimento alla presidente uscente Cristina Fernandez de Kirchner, la quale da parte sua ha scelto di disertare la cerimonia di avvicendamento.

Fra i due in questi giorni non sono mancate tensioni e accuse. Se ieri nella ‘Plaza de Mayo’ è stata la giornata dell’ultimo discorso da ‘presidenta’ di Cristina, oggi la storica piazza è stata tutta per il ‘macrismo’. O quanto meno di chi alle ultime elezioni ha scelto il centro-destra e ha detto basta al peronismo.

Fin dal mattino, il centro di Buenos Aires era rimasto bloccato a causa delle misure di sicurezza, ma soprattutto delle migliaia e migliaia di persone scese per strada per seguire da vicino le diverse cerimonie in programma. Abituata alle grandi marce peroniste, la città ha assistito ad un’oceanica manifestazione di colore opposto: quello giallo del ‘macrismo’. Gialli erano infatti le bandiere e i palloncini che inneggiavano a ‘Mauricio presidente’, mentre non mancavano d’altra parte le bandiere argentine di tutte le dimensioni.

Tanti gli ‘slogan’ che puntavano appunto sul grande vincitore delle presidenziali di novembre, anche se la colonna sonora della lunga marcia è stata solo una: ‘Si’ se puede’ (sì, si può), il concetto di volontà di cambiamento nel paese scelto quale emblema della campagna elettorale di Macri.

Ad attendere alla ‘Casa Rosada’ il nuovo presidente c’era anche l’imprenditore miliardario Franco Macri, giunto sul Rio de la Plata da emigrante alla fine degli anni ’40, come tanti altri italiani approdati a Buenos Aires: fino a ieri padre di quello che è stato per due mandati sindaco di Buenos Aires, da oggi padre del 51/o capo di Stato dell’Argentina.

(di Martino Rigacci/ANSA)

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