Zuckerberg difende i musulmani, tutti contro Trump

Anche l'aquila contro Trump
Anche l'aquila contro Trump
Anche l’aquila contro Trump

NEW YORK. – Marck Zuckerberg e Muhammad Alì contro Donald Trump. Il giovane guru di Facebook, simbolo assoluto dell’imprenditoria rampante del terzo millennio, e il mito vivente dello sport mondiale, una delle voci più influenti della comunità musulmana in America. Due campioni entrambi schierati contro chi viene accusato di fomentare un clima xenofobo e razzista sfruttando la paura del terrorismo.

Ma il magnate newyorchese tira dritto per la sua strada, con i sondaggi dell’ultim’ora che confermano come il candidato alla Casa Bianca non sia mai stato così forte dall’inizio della campagna elettorale, guardando tutti gli altri concorrenti del fronte repubblicano dall’alto del suo 35% di preferenze.

Anche se le polemiche furiose seguite alla proposta di bloccare l’ingresso in Usa ai musulmani hanno avuto l’effetto di mandare a monte la prevista visita in Israele: “Ci andrò quando sarò diventato presidente”, ha glissato Trump. La Casa Bianca si è detta “sollevata”.

Intanto la furia di molti nei confronti del tycoon non si placa. “Voglio aggiungere la mia voce a sostegno dei musulmani nella nostra comunità e ovunque nel mondo”, scrive Zuckerberg sul suo profilo Facebook. E non è il solo nella Silicon Valley e tra i big del web. Da Google ad Amazon, gli appelli alla tolleranza etnica e religiosa si moltiplicano, con i giganti di internet che da tempo si battono per una riforma radicale dell’immigrazione, considerando chi viene da fuori una grande risorsa per lo sviluppo e il futuro del Paese.

A 31 anni Zuckerberg è già uno degli uomini più ricchi d’America e del pianeta e mostra di avere sempre meno paura di dire come la pensa. “Combatteremo per proteggere i vostri diritti”, scrive rivolto alla comunità musulmana su Facebook, facendo riferimento anche alle sue origini ebraiche: “Dopo gli attacchi di Parigi e l’odio di questa settimana posso solo immaginare la paura che i musulmani sentono di essere perseguitati per le azioni di altri”, afferma, sottolineando come “gli attacchi alla libertà di chiunque finiscono per colpire tutti”. “L’odio di qualcuno – chiude il fondatore di Facebook – può rendere facile soccombere al cinismo”.

E mentre Jeff Bezos, patron di Amazon e proprietario del Washington Post, vorrebbe spedire Trump nello spazio a bordo di uno dei vettori della sua società Blue Origin, anche il presidente di Google, Eric Schmidt, in un editoriale sul New York Times prende le distanze da ogni tipo di discriminazione basata sulla fede religiosa. Altro che muri, scrive, come quelli che vorrebbe erigere Trump: piuttosto, “abbiamo bisogno di leader in grado di utilizzare la tecnologia per ampliare gli orizzonti degli individui e della nostra società”.

Nonostante la malattia, anche la legenda della boxe Alì ha voluto pubblicare una dichiarazione per dire ai musulmani come lui di “resistere a coloro che vogliono usare l’Islam per far avanzare la propria agenda personale”. Perché ci sono candidati presidenziali – afferma – che propongono di vietare l’immigrazione di musulmani negli Usa e che “hanno alienato molte persone, impedendo loro di imparare di più sull’Islam”.

Intanto la petizione giunta al parlamento britannico per impedire a Donald Trump l’ingresso nel Regno Unito ha raggiunto la cifra record di 500mila firme.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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