Parà italiani sulla diga di Mosul, partenza in primavera

Nella foto la diga di Mosul liberata dai curdi. Foto di Alfonso Desiderio/Ansa
Nella foto la diga di Mosul liberata dai curdi. Foto di Alfonso Desiderio/Ansa
Nella foto la diga di Mosul liberata dai curdi. Foto di Alfonso Desiderio/Ansa

ROMA. – Saranno presumibilmente i paracadutisti della Folgore a presidiare la diga di Mosul, in Iraq, a pochi chilometri dalla linea del fronte che vede contrapposti le milizie dello Stato Islamico ed i peshmerga. Ma l’operazione – particolarmente complessa e delicata – non partirà prima di maggio-giugno prossimi, a quanto si apprende.

Dopo aver anticipato la notizia, il premier Matteo Renzi l’ha ribadita alle Camere. “Ci è stato chiesto dalla comunità internazionale, in particolar modo in asse con gli Stati Uniti – ha detto – di intervenire insieme perché quella diga sia riparata. Lo faremo perché l’Italia non si tira indietro di fronte alle proprie responsabilità”.

Saranno 450-500 i militari italiani inviati a Mosul. La panificazione è stata avviata dai vertici delle forze armate. Nelle prossime settimane partiranno gli osservatori per capire la situazione sul terreno e mettere a fuoco la logistica della missione, che porterà gli italiani vicino al cuore del conflitto in Iraq.

La linea del fronte – non fissa, ma mobile, con avanzate e ripiegamenti continui – dista solo una decina di chilometri da Mosul. Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ha tenuto a sottolineare la natura ‘no combat’ dell’operazione. “Non andiamo – ha precisato – a combattere, bensì a compiere interventi per preservare la diga, un’infrastruttura fondamentale per il futuro dell’Iraq, che se abbandonata rischia di provocare un grave danno ambientale”.

Ma è indubbio che l’area è molto calda e se ci saranno attacchi il contingente nazionale dovrà essere pronto a rispondere. Mentre i 750 militari oggi presenti in Iraq sono impegnati essenzialmente con funzioni addestrative. Nonostante il supporto della Coalizione internazionale, le forze irachene faticano a contenere l’avanzata del Califfato.

Per prevenire i rischi è mobilitata l’intelligence e partiranno anche aliquote delle forze speciali, ‘Col Moschin’ in testa. Il contingente italiano sarà supportato da truppe americane, probabilmente anche canadesi e di altri Paesi della coalizione anti-Isis. Ci sarà una copertura aerea. Le forze occidentali si innesteranno su un sistema di sicurezza – continuamente minacciato dalle puntate dell’Isis – fornito dai peshmerga.

Gli italiani dovranno vigilare sul campo base che sarà allestito e sui luoghi dove i tecnici dell’azienda Trevi interverranno per puntellare la diga. L’obiettivo è fare in modo che i lavori si svolgano con sicurezza e celerità.

Renzi ha spiegato che ci sarà un passaggio parlamentare “nelle prossime settimane alle Commissioni competenti”. E’, ha sottolineato, “un ulteriore impegno da parte dell’Italia e degli italiani, ma un impegno serio, non un impegno estemporaneo. Se quella diga crolla, Baghdad compresa, l’Iraq vedrà una situazione di disastro che coinvolgerà bambini, donne e anziani”.

Critici i Cinquestelle, che accusano il Governo di obbedire alle richieste Usa e mettere così ‘gli stivali sul terreno’ e parlano di “totale fallimento dell’addestramento delle truppe locali”.

(di Massimo Nesticò/ANSA)

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