Svolta storica negli Usa, che dopo 40 anni aprono all’export di petrolio

usa

NEW YORK – Gli Stati Uniti voltano pagina. E aprono, per la prima volta in 40 anni, alle esportazioni di petrolio Made in Usa. Il Congresso dà il via libera alla rimozione dei limiti all’export, scattate negli anni 1970 dopo che l’embargo arabo aveva causato uno shock all’economia. Cantano vittoria i repubblicani e molte società energetiche, impegnate in una lobby serrata.

– Il via libera all’abolizione del divieto rafforza il nostro futuro energetico – afferma Jack Gerard, presidente dell’American Petroleum Institute. Senza le restrizioni finora in vigore, gli Stati Uniti potranno esportare da subito petrolio grezzo, così come già fanno per i prodotti raffinati.

Continuando la scalata iniziata negli anni scorsi con il boom del petrolio shale e del fracking, che hanno reso gli Stati Uniti il maggiore produttore di petrolio e gas al mondo. Un’ascesa che ha portato gli States a produrre nel 2013 più petrolio di quanto non ne fosse importato per la prima volta dal 1988, e che si fa sentire sui prezzi e modifica gli equilibri geopolitici, aprendo una ‘lotta’ all’interno dell’Opec, il cartello dei paesi produttori.

Molti analisti leggono nell’atteggiamento dell’Opec di lasciare i livelli di produzione invariati nonostante il crollo dei prezzi proprio un ostacolo al petrolio americano. Con il greggio ai minimi le aziende statunitensi attive nella costosa pratica del fracking incontrano difficoltà e alcune sono state costrette di recente a rivedere i propri piani, minando l’indipendenza energetica americana.

I prezzi del petrolio sono ai minimi da sette anni e con l’aumento dei tassi di interesse della Fed che ha rafforzato il dollaro le pressioni al ribasso sono aumentate. La rimozione delle restrizioni all’export non si tradurrà in un immediato aumento delle vendite all’estero di petrolio americano, che al momento non è più economico degli altri. I costi di trasporto potrebbero poi rendere anti economico il petrolio greggio a raffinerie fuori dagli Stati Uniti.

Alcune raffinerie indipendenti si sono opposte all’abolizione del divieto. Il testo approvato prevede sgravi proprio per le raffinerie americane che potrebbero risentire negativamente delle esportazioni. Gli ambientalisti criticano la rimozione delle restrizioni che potrebbe avere effetto sulle emissioni di anidride carbonica.